Si è svolto il 15 dicembre scorso a Roma, nel Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi, un workshop dedicato al Progetto Leo, la piattaforma open data di Aia che riunisce in un unico contenitore informatico tutti dati relativi alla zootecnia italiana. La registrazione del workshop può essere vista a questo link.
Quella del progetto Leo è una iniziativa che ha pochi eguali in Europa per la sua unicità, oltre che per il numero sempre più alto di informazioni che contiene: al momento sono oltre tre miliardi, ma il numero è destinato ad aumentare continuamente, dato che in Leo affluiscono dati provenienti da banche dati singole di associazioni, enti e realtà di sanità veterinaria pubblica, oltre che delle aziende zootecniche aderenti, tramite la sensoristica presente in stalla.
Un vero e proprio patrimonio di dati zootecnici e sanitari che, in forma semplice o aggregata, danno una fotografia continuamente aggiornata sul patrimonio zootecnico nazionale L’obiettivo finale è quello di fornire informazioni accessibili ad allevatori, studiosi, ricercatori, operatori del settore, professionisti e chiunque voglia utilizzarle, per sostenere e migliorare la qualità delle produzioni zootecniche italiane, nel rispetto del benessere animale e dell’ambiente, ma anche per dare dati e riferimenti oggettivi per chi, dall’esterno, vuole avere informazioni su questo mondo.
Molti i relatori del workshop, aperto da Francesco Bongiovanni, dirigente del Masaf, e dedicato al Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2022, con riferimento alla sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie” all’interno della quale si inquadra anche il Progetto Leo.
Il direttore generale dell’Aia Mauro Donda e il direttore tecnico Riccardo Negrini hanno quindi illustrato la storia recente e lo stato dell'arte del progetto Leo e le sue prospettive, veramente interessanti per una pluralità di soggetti e istituzioni. Paolo Moroni, docente dell’Università di Milano, da parte sua ha ricordato come la quantità di dati di Leo permetterà di avere preziosi dati di riferimento per la ricerca, ma anche per la messa a punto e il perfezionamento di protocolli gestionali e sanitari su scala nazionale, oltre che a livello di singole aziende.
Per Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, grazie a Leo si potrà con più forza e sicurezza percorrere la strada del miglioramento della sostenibilità dell’allevamento, condizione posta con forza dal consumatore e dai grandi buyer della Distribuzione organizzata. Lo si potrà fare e sarà anche possibile dimostrare con cifre e dati aggiornati i risultati raggiunti.
Leo coinvolge e offre potenzialità importanti anche agli enti selezionatori, ad esempio nello sviluppo di nuovi indici, più attuali e in linea con le prospettive delineate dalle politiche europee, come hanno spiegato Martino Cassandro, direttore di Anafibj e quindi Saverio Grande, direttore di Assonapa.
La piattaforma Leo ha, tra i suoi partner, anche l'istituto Zooprofilattico di Umbria e Marche e l'Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise. Dai loro direttori sanitari si è avuto il racconto di quanto la vastità e completezza dei dati di Leo permetterà anche alla sanità pubblica di avere un quadro aggiornato e puntuale della situazione di campo, rendendo possibili nuovi e interessanti approcci per le attività istituzionali e di sostegno a veterinari e tecnici di campo.
Ad esempio i consulenti zootecnici, a nome dei quali ha parlato Alessandro Fantini, sottolineando come Leo diventerà sempre di più il punto di appoggio di ogni attività di assistenza per il miglioramento delle prestazione di una stalla da latte.
Grazie ai dati di Leo infine, come ha ricordato il giornalista di settore Andrea Bertaglio, chi nella comunicazione si occupa di raccontare cose zootecniche potrà farlo con un supporto di informazioni e dati formidabile, utili a evitare narrazioni negative, sia pure non supportate da dati, come molto spesso accade quando si parla di produzioni animali.
Francesco Verna
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