Ppr, una malattia contagiosa per allevamenti ovini e caprini

Ppr, la Peste dei piccoli ruminanti è una nuova minaccia per gli allevamenti europei che si trasmette tramite il contatto diretto tra animali infetti

Letale per capre e pecore, colpisce anche gli ungulati selvatici ma la prevenzione e gestione accurata delle movimentazioni degli animali sono elementi cruciali per arginare la diffusione di questa malattia virale

Un recente webinar promosso dal ministero della Salute e dall’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise ha acceso i riflettori sulla Ppr (Peste dei piccoli ruminanti) e sulle strategie per contenerla. La prevenzione e una gestione accurata delle movimentazioni degli animali sono stati identificati come elementi cruciali per arginare la diffusione di questa malattia virale, che potrebbe compromettere seriamente la filiera agroalimentare. Collaborazione e segnalazioni tempestive risultano fondamentali per evitare nuovi focolai.

La Ppr è una malattia subdola: si trasmette tramite il contatto diretto tra animali infetti, attraverso scoli nasali, feci e aerosol. La sua diffusione è favorita da spostamenti incontrollati di animali, specialmente quelli introdotti illegalmente, e dalle difficoltà di monitoraggio in alcune aree del mondo dove le condizioni sociopolitiche impediscono un controllo efficace.

Si tratta di un virus altamente contagioso, soprattutto tra ovini e caprini, le sue implicazioni per il settore zootecnico sono significative, in particolare il rischio nelle movimentazioni di animali tra Paesi durante periodi di alta domanda, come le festività natalizie e pasquali. Secondo gli esperti, la principale modalità di trasmissione è legata alla movimentazione degli animali, soprattutto se non monitorata correttamente.

Letale per capre e pecore colpisce anche gli ungulati selvatici

Secondo i dati forniti dal ministero, al 2024 si contano già 44 focolai in Grecia e 56 in Romania, numeri che indicano la gravità della situazione. La Fao ha lanciato una strategia globale per l'eradicazione della malattia, con l’obiettivo ambizioso di eliminare il virus entro il 2030.

Nonostante la Ppr non rappresenti un pericolo diretto per l'uomo, la sua letalità tra gli animali è devastante: nelle zone non endemiche, la morbilità e la mortalità possono raggiungere il 100% nelle zone non endemiche, colpendo in particolare capre (più sensibili) e pecore. I segni clinici della peste dei piccoli ruminanti includono febbre alta, lesioni erosive su bocca, naso e labbra, secrezioni oculari e nasali purulente, edema sottomascellare, e diarrea emorragica. Gli animali mostrano depressione, debolezza e possono sviluppare gravi danni polmonari e intestinali, portando alla morte entro una settimana. Le ulcere diventano crostose, lasciando cicatrici.

Anche gli ungulati selvatici sono molto sensibili alla malattia, come testimonia il tragico episodio del 2015, quando in Mongolia e Kazakistan la malattia portò alla morte di circa 5mila antilopi e 190mila tra stambecchi e gazzelle. Questo significa che anche loro possono essere veicolo di trasmissione e contagio.

Un Piano nazionale per prevenire e gestire i focolai di Ppr

Il ministero della Salute ha attuato un Piano nazionale per le emergenze epidemiche, disponibile online, che delinea le misure di prevenzione e gestione dei focolai di malattie come la Ppr. Il sistema prevede l’intervento tempestivo dell'Unità Centrale di Crisi e delle Asl regionali, che coordinano le operazioni a livello locale. L’obiettivo principale è garantire un monitoraggio efficace e una risposta rapida in caso di sospetti focolai.

I manuali operativi specifici per la Ppr forniscono chiare indicazioni su come gestire i prelievi di campioni, la sorveglianza e le movimentazioni degli animali. La prevenzione resta la chiave per contenere la diffusione della malattia, specialmente attraverso un rigido controllo del trasporto di animali provenienti da aree a rischio.

La peste dei piccoli ruminanti può causare significative perdite economiche per gli allevatori, in particolare per il settore delle carni ovine e caprine. Tuttavia, con le giuste misure di prevenzione e una rigorosa applicazione dei protocolli sanitari, il rischio può essere ridotto. Le regole attuali richiedono quarantene obbligatorie di 21 giorni per gli animali importati da Paesi in cui la malattia è presente, per evitare la diffusione nei territori indenni.

Una delle sfide principali nella gestione della Ppr è, infatti ,il controllo delle movimentazioni di animali, sia a livello nazionale che internazionale. Durante il webinar, gli esperti hanno sottolineato l’importanza di monitorare anche gli animali apparentemente sani, che potrebbero essere portatori subclinici del virus. Le autorità sanitarie italiane stanno rafforzando i controlli lungo i confini e nei centri di raccolta, per garantire che tutti i trasporti siano conformi alle norme di biosicurezza.

In caso di focolai, i campioni raccolti dagli animali devono essere inviati tempestivamente all’Istituto Zooprofilattico di competenza per l’analisi, garantendo una rapida identificazione del virus. Questo approccio integrato tra monitoraggio, prevenzione e risposta rapida rappresenta la base per gestire efficacemente la malattia e minimizzare i danni economici e sanitari. Fortunatamente è possibile una strategia vaccinale.

La peste dei piccoli ruminanti, sebbene rappresenti una minaccia per il settore zootecnico, può essere controllata e gestita attraverso misure preventive adeguate e una cooperazione internazionale efficace.

Ppr, una malattia contagiosa per allevamenti ovini e caprini - Ultima modifica: 2024-10-25T15:05:07+02:00 da Francesca Baccino

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