Anasb: così il miglioramento genetico rende più efficiente l’allevamento bufalino

allevamento bufalino
Nicola Palmieri
Parla Nicola Palmieri, presidente dell’Associazione nazionale allevatori specie bufalina. La costruzione di un rapporto diretto tra l’Associazione e gli allevatori, unitamente alla costante presenza degli esperti di razza nelle stalle, sono aspetti fondamentali per l’ottenimento di risultati vincenti nella gestione complessiva dell’allevamento. Nel rispetto del benessere animale

Miglioramento genetico nel settore bufalino, obiettivi del nuovo indice genetico (IBMI), posizionamento a livello mondiale della genetica italiana del settore bufalino. Sono alcune delle tematiche approfondite dal presidente dell’Associazione nazionale allevatori specie bufalina (Anasb) Nicola Palmieri.

Qual è la situazione del miglioramento genetico nel settore bufalino?
«I risultati delle valutazioni morfologiche raccolti fino ad ora, in uno studio iniziato nel 2019 da Anasb, mostrano che le attuali Bufale mediterranee italiane (BMI) si presentano più alte e più lunghe rispetto al passato, con groppe più larghe e una capacità addominale più ampia e profonda, caratteristica che ben si relaziona alla maggiore produzione di latte, la cui media è effettivamente aumentata.

allevamento bufalino
Nell’allevamento delle bufale è evidente il progresso raggiunto nella selezione e nel miglioramento genetico. Questo anche grazie ai nuovi indici selettivi Anasb.

Se per i caratteri di statura e potenzialità produttiva è risultato un trend in aumento, restano ancora da migliorare i caratteri di arti e piedi e mammella che fanno riscontrare ancora un’alta incidenza di soggetti più falciati, con pastoie mediamente deboli e talloni che tendono ad abbassarsi e una maggior incidenza di mammelle con piani alti ma con legamenti sospensori poco accentuati, e capezzoli con difetti di attacco e direzione.
Al fine di indirizzare maggiormente la selezione verso il miglioramento di questi caratteri morfologici, arti e piedi e mammella ora sono parte integrante del nuovo indice di selezione IBMI».

Anasb ha introdotto un nuovo indice genetico l’IBMI, perché e con quali obiettivi?
«Abbiamo introdotto il nuovo indice a inizio del 2019 e da allora ci affidiamo a questo per migliorare la nostra popolazione. Cambiare l’indice era un passo necessario per valutare nell’insieme dei suoi caratteri un animale, essendo l’IBMI un indice composto. Mentre quello in uso in precedenza, il PKM in particolare, si limitava a guardare alla produzione in termini di Kg di mozzarella prodotta in una singola lattazione, correlando la quantità di latte con la % di grasso e proteine, senza però porre l’accento né sui caratteri morfologici, per i quali ci si limitava a fornire una semplice ‘patente’ di valutazione positiva, né alla capacità di un riproduttore di essere miglioratore dei caratteri qualitativi del latte».

Quali le differenze tra i due indici?
«Nel lungo periodo il PKM ha comportato un deciso aumento della produzione, però non armonizzato: con le % di grasso e proteine, la resa e la morfologia (in particolare dei piedi), i cui trend erano negativi.
Il nuovo indice contempla più indici, quali arti e piedi, apparato mammario, Kg di latte, grasso e proteine %. A ciascuno di questi indici è stato attribuito un peso rispettivamente del 24,20,21,15 e 20%. Non è da sottovalutare che gli aspetti su cui il nuovo indice sta lavorando ne comportano altri estremamente positivi, quali la longevità, e quindi una minore rimonta da crescere con conseguente impatto positivo sia sui costi di gestione che sull’ambiente in termini di azoto prodotto, e una migliore fertilità, altro elemento fondamentale per l’economia di un allevamento.
Con il nuovo indice ci aspettiamo di ottenere animali corretti per tutti i caratteri sopra citati, con uno sguardo deciso all’ottimizzazione della gestione della mandria».

Tab 1 - Riepilogo dei dati Anasb del triennio 2017-2019.
2017 2018 2019 mar-20 Incremento 2017-2020 Incremento % 2017-2020
Iscritti/soci 265 294 381 504 239 90%
(incrementi su base annua)
Capi in Database 858.882 928.511 989.303 1.015.386 156.504 18%
(incrementi su base annua)
Depositi DNA 968 2.698 4.178 693 + 7.659* 300%
(per singolo anno)
Animali punteggiati 3.361 2.661 9.991 1.080 + 13.732* 300%
(per singolo anno)
Fonte: Anasb
*) Totale depositi DNA e punteggiature.

 

 

Ente selezionatore di primo grado dal 2019, Anasb come si è organizzata con la riforma del settore?
«La riforma del settore della riproduzione animale in vigore in Italia da maggio 2018 ha rappresentato un’occasione fondamentale per ammodernare la struttura e puntare sul miglioramento continuo delle attività di Anasb, sottoponendole all’attenzione e al gradimento degli associati. La trasformazione dell’associazione in primo grado, generando un rapporto diretto con gli allevatori bufalini, ha messo in evidenza una precondizione irrinunciabile per rendere interessante ed efficiente il miglioramento genetico nel settore bufalino: la partecipazione e il coinvolgimento degli allevatori nelle decisioni operative e la possibilità di manifestare e segnalare le criticità e le positività sull’azione svolta.

allevamento bufalino
La messa in atto del raffrescamento delle bufale manifesta grande attenzione al benessere animale.

Costruendo in tale direzione una “Nuova Anasb” abbiamo lavorato sulla qualità del lavoro partendo dallo staff degli Esperti di Razza - che fungono da collegamento e di ascolto quotidiano con gli allevatori e i loro addetti - e sulla crescita e qualificazione professionale dell’ufficio studio Ricerca & Sviluppo. Inoltre, anche grazie al nuovo meccanismo delle assemblee territoriali abbiamo investito moltissimo in tutto il territorio nazionale sugli incontri di analisi e approfondimento con allevatori ed esperti del settore».

Quali sono stati i risultati del lavoro di questi ultimi tre anni?
«In questi tre anni abbiamo raddoppiato il numero dei soci e triplicato il numero dei depositi del DNA. Inoltre, nel mese di marzo 2020 il database di Anasb ha superato la soglia record di oltre 1 milione di capi registrati. Ma sappiamo che la strada che deve necessariamente portare al coinvolgimento di 700/800 allevatori è ancora lunga».

Quali sono le aspettative degli allevatori bufalini e quali le richieste di assistenza in allevamento?
«Le aspettative sono sempre più alte e in virtù della nuova normativa. Ma soprattutto sono conseguenza di una crescita professionale dell’allevatore bufalino, capace di mutare forma adattandosi alle numerose attività insite nell’allevamento e ad esso correlate. L’allevatore è una figura poliedrica e, proprio per questo, curiosa e attenta all’innovazione. Il mutamento dei tempi, che ha portato a una sempre più serrata concorrenza per allocare la produzione e all’aumento generale dei costi, hanno spinto gli allevatori a cercare metodi per rendere sempre più efficiente l’allevamento, e tra i tanti lo strumento del miglioramento genetico è senza dubbio uno dei punti fondamentali. A questa sfida non dobbiamo farci trovare impreparati, anzi dobbiamo se possibile essere guida e traino alle numerose esigenze che gli allevatori affrontano quotidianamente. Dal canto nostro cerchiamo sempre di offrire dove possibile la migliore e più qualificata assistenza tecnica attraverso i nostri servizi. Il nostro lavoro si compie soprattutto attraverso la scelta dei migliori strumenti di selezione che lavorano nella popolazione di concerto con il nostro team di esperti e soci allevatori».

Quali i nuovi orizzonti nel settore della genetica per i prossimi anni?
«Oggi è necessario disporre di animali con caratteristiche genetiche ottime dal punto di vista della quantità e qualità del latte, ma è altrettanto importante avere animali costituzionalmente forti e sani in grado di sostenere lo sforzo della pressione selettiva.
Per gli allevatori inoltre assume importanza economica la voce derivante dalla vendita di bestiame che, a pari valore genetico e funzionale, spunta prezzi più alti con la migliore morfologia.
Nel futuro quindi ci aspettiamo di cogliere i frutti di quest’importante lavoro che stiamo svolgendo, intercettando la risposta migliore nella soddisfazione degli allevatori.
Ci proponiamo come passo successivo anche un percorso virtuoso di formazione e preparazione degli allevatori in incontri da svolgersi con il nostro personale».

Anasb opera all’interno di una rete di strutture di ricerca, in che modo collabora con università e centri di ricerca?
«La rete di relazioni con le università e i centri di ricerca rappresenta un pilastro della nostra attività. L’Ente Selezionatore senza un confronto e una collaborazione continua, propositiva e osmotica con i migliori genetisti e studiosi di livello territoriale, nazionale e mondiale, non incontrerebbe l’interesse e il favore degli allevatori, le cui attività sono necessariamente dirette da un costante lavoro di rilevanza teorico scientifica ma soprattutto, applicativa in campo. In questi ultimi anni, pertanto, abbiamo con forza consolidato il rapporto di collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università Federico II di Napoli, ma anche aperto nuove collaborazioni con il CNR - IBBA di Milano e con altre Università tra cui quella di Sassari, di Padova e, più di recente, di Bari. Siamo proiettati verso nuove frontiere, con particolare riferimento alla genomica, ai sistemi di precision farming negli allevamenti e alla sostenibilità dell’intero comparto bufalino. In tal modo renderemo le nostre attività sempre più efficienti, solide e rigorose sia dal punto di vista scientifico che applicativo. I rapporti con le strutture devono costituire una funzione di stimolo reciproco per progredire con maggiore velocità nell’azione».

Come si colloca a livello mondiale la genetica Italiana del settore bufalino, visto che il settore è leader nel mondo con la filiera della mozzarella Dop?
«Anasb, nel mondo del miglioramento genetico bufalino, rappresenta senza dubbio un punto di riferimento che possiamo ritenere ancora inarrivabile per le altre realtà esistenti nel mondo e di conseguenza anche un’eccellenza italiana, in particolare del sud, territorio che è stato la culla della selezione della Bufala mediterranea italiana.
In forza dell’importante mole di dati che abbiamo a disposizione, confortati da ascendenze confermate da test genetico, possiamo muoverci nell’ambito del miglioramento genetico con sicurezza per valorizzare i caratteri peculiari di questa razza rustica, resistente e generosa, il cui latte, unico per le sue caratteristiche, è destinato alla produzione di un prodotto altrettanto speciale quale la mozzarella di bufala.
Il nuovo consiglio direttivo Anasb ha dato impulso alla valorizzazione del patrimonio genetico partecipando a incontri e manifestazioni volti a portare alla ribalta anche il nuovo modello di selezione che stiamo utilizzando. Un esempio è stato il World Buffalo Congress tenutosi a Istanbul, dove in assemblea plenaria abbiamo presentato il nuovo indice, così come l’iscrizione dell’Anasb all’International Buffalo Federation».

Anasb: così il miglioramento genetico rende più efficiente l’allevamento bufalino - Ultima modifica: 2020-05-13T15:27:44+02:00 da Lucia Berti

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