Nell’ambito del Congresso dell’Aspa 2023 (Associazione per la scienza e le produzioni animali) tornato in Puglia, e precisamente a Monopoli (Bari), dopo 47 anni, la sessione 25 è stata interamente dedicata al Progetto Leo (Livestock environment opendata), di cui l’Aia (Associazione italiana allevatori) è capofila, e ad alcuni significativi risultati applicativi raggiunti.
La sessione, titolata “Leo project: the italian research commitment for the future of Livestock strategies” e moderata dal direttore generale e dal direttore tecnico dell’Aia, rispettivamente Mauro Donda e Riccardo Negrini, ha ospitato 6 relazioni scientifiche di alto valore tecnico-scientifico illustrate da tecnici dell’Aia e da ricercatori di enti partner del progetto.
Ad aprire i lavori con l’intervento “Icar Armonisation of Sustainability related Milk Traits”, è stato un ospite di rilievo, Martin Burke, direttore generale di Icar (International committee for animal recording) che ha presentato l’attività e i risultati ottenuti dal Sustainability working group.
Un gruppo di lavoro che, in cooperazione con altri, ha individuato e descritto una serie di misure da utilizzare per il calcolo dell’impatto ambientale degli allevamenti standardizzandone le definizioni e producendo le linee guida per la loro corretta raccolta.
Il fine è quello di partire da basi comuni e condivise per produrre risultati confrontabili tra Paesi diversi, così che possano, poi, essere utilizzati anche per la selezione di animali più efficienti e meno impattanti per l’ambiente.
Focus su risultati scientifici strategici per la zootecnia
L’intervento di Marco Milanesi (Università degli Studi della Tuscia), dal titolo “Contrasting climate change effects on dairy cattle through machine learning approach” ha evidenziato come, utilizzando i dati raccolti da Leo e applicando algoritmi di intelligenza artificiale, sia stato possibile identificare le variabili climatiche che hanno il più significativo impatto sulla produzione e sul benessere degli animali e creare mappe climatiche di rischio con predizioni di lungo periodo.
Il modello ha generato, infatti, proiezioni fino al 2050 identificando le aree in Italia in cui l’aumento della temperatura avrà le conseguenze più pesanti sulla produzione lattiero-casearia e sul benessere animale.
Lorenzo Pascarella (coordinatore del Servizio controllo mungitura dell’Aia), ha trattato il tema: “Results from Italian national breeders association (Aia) nationwide collection of setting and efficiency parameters in milking systems of Italian dairy farms”.
In questa parte di attività prevista del Progetto Leo è stata effettuata una valutazione su scala nazionale dell’effetto di malfunzionamenti del sistema di mungitura sulla salute della mammella, valutata attraverso l’incremento delle cellule somatiche nel latte.
I risultati confermano chiaramente l’importanza di mantenere i sistemi di mungitura efficienti e ben tarati per garantire il benessere animale e, quindi, la qualità del latte. Federica Luisi, dell’Area tecnica dell’Aia, approfondendo l’argomento “Estimating enteric methane emission in dairy cows exploiting longitudinal data measured on single animal and at farm level to refine Ipcc equations”, ha mostrato il valore dei dati integrati nel Progetto per la stima di parametri di sostenibilità ambientale delle produzioni zootecniche.
Grazie ai dati Leo è stato, infatti, prodotto il primo report in Italia sulla produzione di metano enterico misurato a livello di singola azienda. Tale documento, al momento inviato a tutti gli allevatori da latte aderenti al Progetto, è un formidabile strumento gestionale per la valorizzazione degli effetti positivi delle misure di mitigazione adottate in azienda.
A rappresentare la componente di ricerca del partenariato Leo, Angelo Moscarelli (Università degli Studi di Palermo), ha illustrato il tema “Differential somatic cell count as indicator of intramammary infection in dairy sheep“. Lo studio ha fornito per la prima volta un’indicazione sul potenziale uso delle cellule somatiche differenziali (Dscc) per rilevare precocemente le infezioni intramammarie nelle pecore da latte.
Sempre per il settore ovino, Silvia Riggio (Università degli Studi di Palermo) ha parlato di “Maedi visna virus infection and Tmem154 genotypes in Valle del Belice sheep breed”. Questo studio ha permesso di conoscere la prevalenza dell’infezione dalla Maedi visna nelle greggi siciliane di razza Valle del Belice.
Il contributo degli Istituti Zooprofilattici parte sanitaria del progetto Leo è stato invece affidato a Marco Di Domenico (Izs Abruzzo e Molise), che ha trattato, nell’intervento “Illumina Ampliseq approach for multi-àpathogen detection”, le potenzialità delle piattaforme di genotipizzazione ad alta efficienza per la diagnostica veterinaria ad ampio spettro applicata, nel caso specifico, allo screening contemporaneo di 14 agenti abortigeni e 19 patogeni respiratori nei ruminanti.
L’ultimo dei contributi è stato del responsabile scientifico del Progetto Leo, Riccardo Negrini (direttore tecnico dell’Aia), dal titolo “Leo livestock national bio-repository: a tool for the conservation of Italian livestock genetic diversity”. Seguendo le linee guida internazionali della Fao, grazie al Progetto Leo, è stata costituita presso il partner ConSDABI (Benevento) la Biobanca zootecnica nazionale che al momento ospita più di 630mila campioni biologici delle principali razze e popolazioni italiane.
L’obiettivo è quello di garantire la conservazione sicura e a lungo termine del materiale genetico per la salvaguardia della biodiversità e la tutela delle razze autoctone italiane.
Pillole di Leo
Dal 13 al 16 giugno si è tenuto, a Monopoli (Bari), il 25° congresso dell’Aspa (Associazione scientifica di produzione animale), organizzato in concomitanza con il 50° dell’Associazione.
In occasione di questo importante appuntamento scientifico è stata dedicata un’intera sessione al progetto Leo dal titolo “Leo project: the italian research commitment for the future livestock strategies”.
All’interno della sessione si sono i succeduti 7 interventi riguardanti questioni cruciali quali:
- i cambiamenti climatici,
- la strategia di mitigazione negli allevamenti,
- il controllo qualitativo della mungitura,
- le cellule somatiche differenziali negli ovini,
- i patogeni degli allevamenti zootecnici,
- la salvaguardia della biodiversità in Italia.
L’incontro ha ricevuto consensi presso la comunità scientifica internazionale registrando oltre 50 partecipanti.