Le premesse per concedere un bis c’erano tutte: un impegno durato mesi ha mobilitato tutto lo staff dell’Associazione Allevatori Campania e Molise-Aacm, in testa il presidente, Davide Minicozzi, e il direttore, Augusto Calbi, con il fondamentale supporto della Regione Campania, del Comune di Benevento, delle amministrazioni del Cecas e di tutte le Associazioni del Sistema allevatori. Grazie al supporto di tutti si è svolta, da venerdì 19 a domenica 21 aprile 2024, la seconda edizione di CampaniAlleva Expo che ha registrato un record di partecipazione.
Massiccia, infatti, l’affluenza di pubblico, durante la tre giorni, nonostante qualche piovasco e una coda d’inverno che ha imbiancato di neve le montagne del vicino Matese. La soddisfazione degli organizzatori è stata palpabile.
L’area espositiva del Cecas, in Contrada Olivola, con i suoi 18mila metri quadri coperti e i 15mila scoperti si candida a far divenire Benevento la sede ideale per eventi agricoli e zootecnici che possano calamitare tutto il pubblico del Sud-Italia, dando spazio a espositori e allevatori provenienti da più regioni del Paese.
Oltre 700 animali di 145 razze i capi presenti
In questa edizione di CampaniAlleva Expo hanno animato la vetrina zootecnica oltre 700 animali di ben 145 razze: protagonisti i bovini da carne, in primis la Marchigiana che nel Sannio beneventano ha ormai una solida tradizione allevatoriale, seconda soltanto alla culla di elezione, le Marche, protagonista dell’Open Beef Show.
Nei box anche altri animali simbolo della zootecnia campana, come la Bufala Mediterranea Italiana. Presenti anche i bovini di razza Limousine con alcuni allevatori reduci dalla Mostra Nazionale tenutasi di recente ad Agriumbria.
A completare l’esposizione zootecnica e la vetrina della Biodiversità, le bovine Podolica e l’Agerolese, le razze da latte Frisona e Jersey Italiana e, per la duplice attitudine, la Pezzata Rossa Italiana.
Ampia anche la rappresentanza degli ovicaprini, con l’area curata dall’Assonapa (Associazione Nazionale della Pastorizia) e dall’Aacm (Associazione allevatori Campania e Molise), con gli ovini autoctoni Bagnolese, Laticauda, Turchessa e le capre Cilentana Fulva, Cilentana Nera, Cilentana Grigia, Napoletana e dei Monti Picentini, oltre alle più diffuse pecore di razza Sarda, Bergamasca, Sopravissana, Appenninica, Comisana, Massese, Fabrianese, Dell’Amiata, ed i caprini Girgentana, Bianca Monticellana, Ciociara Grigia, Capra di Potenza, Rossa Mediterranea, Maltese, Jonica, Garganica.
Significativa la presenza degli equidi, con le razze Haflinger Italia, Caitpr, Pony di Esperia, Murgese, Tolfetano, Cavallo Romano, Pentro, Asino dell’Asinara oltre ai tre cavalli simbolo della Campania, il Persano, il Napoletano e il Salernitano.
Numerosissimi gli avicunicoli, con le razze esposte da Anci (Mostra interregionale cunicola) e da altre associazioni di avicoltori; molto ammirata la caratteristica scrofa della razza suina Casertana, con il suo manto scuro, attorniata da quattro maialini in allattamento.
A completare l’area animali, l’esposizione canina curata dall’Enci. Oltre alla biodiversità animale, ampio spazio alle eccellenze enogastronomiche, con lo street food campano e gli stand di Campagna Amica attorno a Casa Coldiretti Campania affollati dal pubblico e dalle autorità.
Presenti istituzioni e sindacati assieme ai vertici dell’Aia
Al taglio del nastro, nella mattinata del 19 aprile scorso, con il presidente Minicozzi e il direttore Calbi erano presenti
- l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo,
- il direttore generale delle Politiche agricole della Regione Campania, Maria Passari,
- l’arcivescovo della città sannita, Felice Accrocca,
- il sindaco di Benevento, Clemente Mastella,
- il presidente della Provincia, Nino Lombardi,
- l’ex parlamentare nazionale, Sandra Lonardo,
- il presidente e il direttore generale dell’Aia (Associazione italiana allevatori), Roberto Nocentini e Mauro Donda,
- il vicepresidente, Claudio Destro,
- il vicepresidente nazionale di Coldiretti, Gennarino Masiello, presente anche in qualità di amministratore della cooperativa Cecas,
- e i vertici locali di Coldiretti Campania, tra i quali Ettore Bellelli e Salvatore Loffreda.
Nella giornata conclusiva, il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, è intervenuto a un incontro sulla zootecnia presso lo stand Coldiretti, firmando anche la proposta di iniziativa legislativa popolare presso l’Ue contro il cibo fake per difendere la salute dei cittadini ed il reddito degli agricoltori.
All’incontro hanno partecipato anche Giuseppe Campanile dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e il direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone, oltre al sindaco, Clemente Mastella. Molto gradita anche la visita dell’assessore all’Agricoltura della Regione Molise, Salvatore Micone.
Il programma dei convegni sui temi d’interesse
Ricco il programma dei convegni già dalla giornata inaugurale: tra tutti, di particolare interesse quello organizzato da Aia e l’Aacm sul tema “Allevamenti protetti e bradi: una risorsa per il Paese”. L’incontro, aperto dal presidente Aia Nocentini e concluso dal presidente dell’Aacm Minicozzi, moderato da Donda, si è incentrato su quattro interessanti relazioni.
La prima, svolta dal direttore Calbi, ha permesso fra le altre cose di evidenziare la consistente adesione (oltre 200 aziende) in Campania al progetto dell’Allevamento custode, argomento affrontato anche in un precedente convegno organizzato dalla Regione (“Biodiversità zootecnica e filiere produttive”) e che ha evidenziato i punti di contatto con il Progetto Leo, a vantaggio della biodiversità di interesse zootecnico e della conservazione dei tipi genetici autoctoni animali a rischio erosione e estinzione.
Approfondimenti su Leo e su un altro progetto partecipato dall’Associazione, “Sebastien”, nella successiva relazione del direttore tecnico dell’Aia, Riccardo Negrini. È stata, innanzitutto, ribadita l’importanza dei dati raccolti nel Sistema allevatori. Elemento che ha permesso, come ha evidenziato Negrini, di costruire una propria pipeline che dai dati porta a elaborazioni, rappresentazioni in grafici, report e servizi resi agli allevatori, utili anche alla gestione quotidiana della mandria sia dal punto produttivo che sanitario.
Due esempi concreti portati da Negrini: le ricadute in termini di adattamento al clima e all’impatto ambientale per una maggiore salubrità dell’ambiente (suoli, acqua, aria, piante), sulla riduzione dell’uso di antibiotici, per il miglioramento della salute animale.
Importanti, in Leo, le collaborazioni istituzionali, anche per l’elaborazione dei dati climatici (collaborazione con l’Aereonautica militare) e il monitoraggio in stalla grazie all’interazione tra centraline installate e l’app (gratuita per gli allevatori) Si@llEvA.
Il tema delle previsioni e dell’adattamento al cambiamento climatico è centrale anche nel progetto “Sebastien”, che tra i servizi studiati include anche un innovativo sistema di monitoraggio dei pascoli e di gestione dei parassiti e patogeni che possono colpire gli animali allevati all’aperto.
Focus sulla Cirio Agricola come modello di sostenibilità
Un’azienda zootecnica decisamente “fuori scala”, quella presente a Piana di Monte Verna, nell’interno casertano, la Cirio Agricola, ma in realtà a bassissimo impatto ambientale nonostante le dimensioni e il numero di capi bovini da latte presenti: circa 4mila le Frisone in lattazione, e costituisca un esempio virtuoso in termini di economia circolare e recupero di fonti energetiche rinnovabili.
A illustrare questa importante realtà di allevamento, l’ad di Cirio Agricola, Pietro Fusco, che in sintonia con l’assessore Caputo, si è complimentato con gli organizzatori di “CampaniAlleva Expo” per aver visto finalmente riemergere l’orgoglio e l’interesse verso la zootecnia regionale: per alcune realtà presenti non solo nella zona litoranea, ma anche nelle aree interne, esprime esempi di aziende di grandi e medie dimensioni perfettamente integrate con l’ambiente, invertendo una tendenza che negli ultimi anni ne stava offuscando l’immagine.
Il Centro Zootecnico nel casertano, come ha ricordato tra l’altro Fusco, si estende su una superficie totale di 26 ettari, e nel tempo è passato da una gestione tradizionale ad una innovativa attraverso l’installazione di 12 robot di mungitura al servizio di circa 750 vacche e una giostra da 50 poste al servizio di circa mille vacche, con evidenti ricadute sul benessere degli animali in quanto le bovine decidono autonomamente quando farsi mungere.
Inoltre, con un sistema che prevede la distribuzione automatica e di precisione degli alimenti, comunemente definita “cucina a punto fisso”, si è in grado di attivare autonomamente il caricamento dei singoli ingredienti della razione nella sequenza e nelle quantità stabilite e di distribuirlo più volte al giorno, garantendo una costante disponibilità di alimento sempre fresco e un’elevatissima costanza e qualità. Con circa 23,2 milioni di litri all’anno, l’azienda è il primo produttore di latte in Italia.
Allevamenti sostenibili grazie alla Pac ma l’Ue deve tutelarli
Nella relazione conclusiva, sul tema “Allevamenti efficienti e sostenibili per una nuova Pac” Giuseppe Pulina, docente dell’Università degli Studi di Sassari, ha tracciato un quadro completo partendo dai fabbisogni alimentari della popolazione mondiale e della necessità di assicurare cibo a una moltitudine di persone, in costante aumento. Occorre, in sostanza, produrre più alimenti per sfamare un mondo sempre più affollato, con persone che tendono a spostarsi a vivere nelle grandi città, ma anche con più possibilità di spesa. Il problema demografico non è di poco conto: se dal punto di vista quantitativo ci potrà essere meno bisogno di alimenti in Europa ed all’interno di essa nel nostro Paese, i maggiori fabbisogni ci saranno in India (ma il Paese con maggior crescita demografica è anche in grado di essere autosufficiente) e nell’Africa sub-sahariana. In quest’ultima area, a causa degli stravolgimenti del cambiamento climatico, l’autoproduzione costituisce un problema rilevante.
Pulina ha illustrato gli scenari presenti e futuri della produzione globale di cibo, chiarendo che dovrà avvenire in maniera sempre più sostenibile perché, ha evidenziato, «o gli alimenti vanno dalle persone o le persone vanno dagli alimenti a causa dei costanti fenomeni migratori». Anche alla luce di ciò, secondo il relatore, la nostra Pac «non può essere orientata soltanto verso l’interno dell’Ue, ma deve tener conto del ruolo che il continente europeo riveste in quanto player globale degli approvvigionamenti alimentari». Una risposta, quindi, va cercata da un lato in una maggior efficienza dei sistemi agricoli e ciò riguarda da vicino anche i nostri allevatori, dall’altro in un’efficienza economica e ambientale che dev’essere salvaguardata anche negli accordi commerciali col resto del mondo, così come negli accordi di libero scambio che l’Ue sta per negoziare
In sala anche
- il vicepresidente dell’Anasb (Associazione nazionale allevatori specie bufalina), Gabriele Di Vuolo,
- il responsabile National Focal Point della Fao Luca Buttazzoni,
- il coordinatore di FedAna, Giorgio Apostoli,
- rappresentanti del Masaf, del Consdabi (Consorzio per la sperimentazione, divulgazione e applicazione di biotecniche innovative) di Benevento (sede della Biobanca nazionale zootecnica) e delle Organizzazioni professionali agricole.
A CampaniAlleva Expo 2024 l’Aia ha partecipato anche ad altre iniziative, quale quella della giornata conclusiva organizzata dall’Anasb su “La Bmi sostenibile per la zootecnia italiana”, con gli interventi di Nicola Palmieri, presidente dell’Anasb, di Antonio Limone, di Gianluca Neglia, coordinatore del Progetto Big, e del direttore generale dell’Aia, Donda.