La neo costituita Associazione nazionale allevatori razze equine e asinine italiane (Anareai) è il punto di riferimento tecnico per tutto il panorama allevatoriale nazionale delle ventotto razze equine ed asinine coinvolte. Le iniziative dell’Associazione, come spiega il suo presidente Luca Marcora, appena eletto alla guida, sono finalizzate alla tutela della biodiversità attraverso il miglioramento della gestione della variabilità genetica di ciascuna razza, grazie a un controllo capillare e continuo della parentela della popolazione e della consanguineità entro e tra allevamenti. L’intento è creare strumenti fruibili e pratici ai fini selettivi per gli allevatori.
Qual è il ruolo dell’Anareai, Associazione nazionale allevatori razze equine e asinine italiane?
«Anareai, attraverso la fornitura di assistenza tecnica e servizi per l’attività in allevamento, intende esser il nuovo punto di riferimento per tutti gli allevatori di 28 razze equine italiane. Non è stato facile unire realtà allevatoriali diversissime e lontanissime tra di loro, ma raccogliendo le indicazioni del Mipaaf sull’aggregazione dei comparti di specie e sull’ottimizzazione della sostenibilità economica degli investimenti dedicati, siamo riusciti a raggiungere questo importante risultato. Centrale in questo percorso, l’entusiasmo degli allevatori e la loro volontà di coesione».
Anareai potrà quindi gestire i Libri Genealogici Equini già esistenti e anche quelli di tutte le razze che prima dell’entrata in vigore del Dpr 52/2018 erano iscritte nel Registro Anagrafico, e che ora sono nel Libro Genealogico delle razze equine ed asinine a limitata diffusione. Quanti cavalli e quanti asini sono iscritti a questi Libri Genealogici? Che tipo di attività selettiva è prevista?
«Tra cavalli e asini, sono più di 28.000 i capi iscritti ai vari Libri Genealogici che Anareai si propone di gestire: circa 2.600 cavalli Bardigiani, circa 400 cavalli Lipizzani, circa 5.600 cavalli Murgesi, e per le razze equine e asinine a limitata diffusione, circa altri 9.000 cavalli e più di 11.000 asini (vedi tabella).
L’attività selettiva che si propone di attuare sul cavallo Bardigiano, Lipizzano e Murgese è relativa al miglioramento genetico con tutti gli strumenti tecnici e scientifici messi in campo e sviluppati dal Sistema Allevatori in decenni di attività come le valutazioni morfologiche, punteggiature, indici genetici, piani di fecondazioni programmate per merito genetico e contenimento della consanguineità, caratterizzazioni genetiche e genomiche, in alcuni casi performance test attitudinali e comportamentali. Per tutte le altre 25 razze equine ed asinine a limitata diffusione, sia per quelle autoctone che per quelle estere allevate in Italia, l’impegno è trasferire in modo massiccio queste conoscenze e la grande esperienza maturata, al fine di accelerare e perseguire anche in queste realtà gli obiettivi di miglioramento genetico definiti dagli indirizzi selettivi dei rispettivi disciplinari di razza, ora denominati Programmi genetici».
Quanto è importante mantenere la genetica e la biodiversità delle nostre razze al fine di evitare la fuga delle nostre scuderie all’estero?
«Il mantenimento della diversità genetica e delle biodiversità è uno degli obiettivi principali di Anareai per le razze equine e asinine italiane, soprattutto per quelle meno diffuse o addirittura rare, ad oggi con meno di 100 capi iscritti, come, per esempio, l’asino Pantesco o il cavallo Napoletano, realtà numericamente esigue ma patrimonio ricchissimo di fascino, storia, tradizioni e legami con il territorio.
La biodiversità italiana, infatti, non ha pari per numerosità e peculiarità in Europa, e quindi la valorizzazione e la diffusione di queste razze, anche in considerazione dei legami che queste hanno con le zone di allevamento, il tessuto sociale e le tradizioni culturali, portano l’attenzione sulla necessità di diffondere la “cultura della biodiversità” divulgandone la conoscenza non soltanto tra gli allevatori ma anche tra gli utilizzatori e gli appassionati. L’esterofilia è forse una “moda”.
Tra le 28 razze coinvolte in Anareai e nel panorama equino complessivo delle razze nazionali abbiamo tutto quello che il mercato può richiedere, con cavalli di qualsiasi tipo, dimensione e attitudine sportiva, agonistica o da diporto».
Turismo ed equitazione. Un settore in crescita che oltre a valorizzare cultura e tradizione, rappresenta anche una fonte di reddito per i numerosi allevamenti, maneggi e strutture recettive presenti sul territorio. Come incentivarlo ancora di più?
«Con la promozione e la diffusione di queste conoscenze, diffondendo la “cultura della biodiversità”, attraverso l’organizzazione di manifestazioni, eventi e iniziative per la dimostrazione dei progressi ottenuti attraverso la selezione. Solamente mettendo in campo questi mezzi si arriva all’utente, all’utilizzatore o all’appassionato che chiede un esemplare italiano, che vuole investire in qualcosa che lo identifichi, incrementando di conseguenza la richiesta di produzione di capi all’allevatore».
Importante anche il ruolo sociale e multifunzionale del settore. È da incrementare?
«Assolutamente sì, l’allevamento equino nazionale avviene nell’ambito agricolo per la maggior parte dei casi in zone montane o marginali, o comunque difficilmente sfruttabili con pratiche agricole di tipo intensivo.
Zone spesso contraddistinte da micro-economie locali, ma in cui l’agricoltura e l’allevamento sono pilastri per il mantenimento della comunità. Per evitare lo spopolamento e l’abbandono delle infrastrutture di queste zone, con il conseguente dissesto idrogeologico che ahimè tutti ben conosciamo, dare prospettive economiche a settori radicati in queste realtà come l’allevamento equino e asinino è fondamentale».
Ci parli del progetto Equinbio.2, volto alla tutela e al miglioramento della Biodiversità delle razze autoctone equine ed asinine italiane, nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale nazionale, nato dalla collaborazione delle Associazioni nazionali allevatori razze equine, Anacrhai, Anam, e Anacaitpr.
«Il Progetto Equinbio.2, presentato nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale nazionale, prevede azioni (da maggio 2020 a giugno 2023) di caratterizzazione delle risorse genetiche animali di interesse zootecnico e salvaguardia delle biodiversità. Le iniziative previste sono in parte la continuazione delle attività avviate nel Progetto 2017-2019, ma che al contempo verranno realizzate insieme ad altre azioni dettate da linee progettuali innovative, che implementano l’efficacia dell’investimento pubblico a favore della tutela della biodiversità animale».
Quali sono gli obiettivi specifici del progetto Equinbio.2?
«Contribuire al mantenimento in termini numerici delle attuali popolazioni di razza, salvaguardando la variabilità genetica intra-razza, che rimane un obiettivo primario per la conservazione di ceppi a dimensione numerica non particolarmente ampia, iniziando contemporaneamente un’opera di miglioramento genetico dettato dagli indirizzi selettivi preposti per ogni razza.
Contribuire, nel quadro più ampio di garantire il miglioramento del benessere animale, a raccogliere informazioni e a definire strumenti, indici/indicatori e procedure tecniche idonee a rendere l’allevamento più sostenibile sotto il profilo ambientale e a valorizzare la sua multifunzionalità. La multifunzionalità è un elemento di grande rilevanza nelle razze non specificatamente a vocazione sportiva, perché ne amplia le possibilità di impiego e, in definitiva, la possibilità di conservazione nel futuro».
Le attività svolte da Anareai
- Conservazione, tutela e miglioramento genetico dei capi iscritti, attraverso la tenuta dei Libri Genealogici e l’applicazione di quanto previsto dai rispettivi Programmi Genetici delle 28 razze equine ed asinine coinvolte.
- Promozione e organizzazione di manifestazioni, eventi ed iniziative per la dimostrazione dei progressi ottenuti attraverso la selezione, la tutela, la valorizzazione e la conservazione delle 28 razze coinvolte, nonché per la diffusione delle stesse in Italia ed all’estero.
- Svolgimento di attività di assistenza tecnica, disseminazione delle conoscenze e formazione degli allevatori.
- Promozione della certificazione dei soggetti iscritti e degli eventuali prodotti derivati da essi.
- Promozione di studi in collaborazione con istituti di ricerca e sperimentazione per risolvere eventuali problemi tecnici specifici delle 28 razze coinvolte.