La storia dell’allevamento bovino italiano per la produzione della carne è intimamente legata all’Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne), con sede a Perugia che ha celebrato nel 2021 il suo sessantesimo anniversario. Nel 1961 gli allevatori delle razze tipiche dell’Italia centrale (Chianina, Marchigiana e Romagnola) decisero di riunirsi in un’unica associazione per avviare un percorso di miglioramento genetico capace di esaltare le caratteristiche peculiari di queste razze.
Dopo qualche anno, confluirono nell’Anabic anche gli allevatori delle razze “rustiche” Maremmana e Podolica.
L’agricoltura e la zootecnia erano in quei tempi la fonte di sostentamento e di reddito di gran parte della popolazione italiana.
Oggi la situazione è profondamente cambiata, ma l’allevamento delle razze bovine autoctone da carne, presente in oltre 5.300 allevamenti di 17 regioni italiane (in particolare del Centro-Sud) è ancora vivo e rappresenta un importante presidio per la biodiversità, un baluardo di italianità e una garanzia di sostenibilità da annoverare tra i gioielli del nostro Paese.
Basti pensare che oltre il 70% degli allevamenti aderenti all’Anabic lasciano gli animali al pascolo per tutto o gran parte dell’anno, che l’80% vivono in zone montane o svantaggiate del Centro e del Sud Italia. Grazie all’allevamento estensivo, inoltre, il livello di benessere degli animali è molto elevato e l’uso di antibiotici ridotto quasi a zero.
Anche sul piano della trasparenza e della sicurezza alimentare l’Anabic ha messo in campo un progetto unico a livello nazionale ed europeo con la costituzione delle Banca del Dna di tutti gli animali delle razze Chianina, Romagnola, Marchigiana, Maremmana e Podolica iscritti al Libro Genealogico.
Dai tempi della crisi della “mucca pazza” infatti sono stati raccolti campioni biologici di oltre 500mila animali, grazie ai quali è possibile ricavare ogni informazione di carattere tecnico, genetico, scientifico anche ai fini di una efficiente tracciabilità della filiera di produzione della carne italiana.
Un patrimonio di immenso valore a disposizione degli operatori, del mondo scientifico ed a garanzia di cittadini e consumatori.
L’Anabic, nella sua veste di ente per il miglioramento genetico dei bovini da carne, punta anche ad altri traguardi nella sfida della sostenibilità: ha avviato ad esempio, una ricerca per l’individuazione e lo studio di animali con profili genetici ancora più green, attraverso l‘analisi della microflora del rumine, responsabile della emissione di metano al fine di selezionare quelli che presentano minori emissioni.
I festeggiamenti
Attorno alla metà del dicembre scorso l’Anabic ha festeggiato i 60 anni di attività con due giorni densi di eventi e di curiosità. Ad aprire la manifestazione sono stati i saluti istituzionali del presidente di Anabic Luca Panichi. A seguire gli interventi di Vincenzo Caputo, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico Umbria Marche, di Agostino Casapullo, rappresentante del ministero delle Politiche agricole e dell’assessore regionale all’Agricoltura dell’Umbria, Roberto Morroni.
Il fil rouge che ha legato gli interventi è stata proprio la difesa della biodiversità e della sostenibilità ambientale, un lavoro che Anabic sta portando avanti con i propri iscritti da diversi anni. Oltre il 70% degli allevamenti delle razze bovine di Anabic è infatti di tipo estensivo ed utilizza i pascoli e boschi delle zone montane e più svantaggiate del Paese, presidiando territori impervi, a rischio di degrado e di abbandono da parte dell’uomo.
Al termine degli interventi si è svolta l’asta dei bovini, in programma ogni tre mesi al Centro genetico dell’Anabic a Perugia, nella zona di San Martino in Colle: all’incanto vengono messi i migliori animali da riproduzione destinati a diventare capostipiti in allevamenti di eccellenza o in centri di massima qualità.
L’evento si è concluso nel modo più degno per dare testimonianza a quanto comunicato, con la degustazione di piatti con le carni delle cinque razze bovine italiane (ragù di romagnola, tartare di marchigiana, hamburger di chianina, polpette di maremmana e tagliata di podolica).