Influenza aviaria, l’Italia viene promossa, ma potrebbe fare meglio. È il risultato dell’audit europeo che la DgSanté ha concluso a fine ottobre 2024 sulla gestione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai). Poiché la patologia si è diffusa di recente a livello globale, passando dagli avicoli a specie diverse negli Usa, come i bovini (vedi qui) e a un felino nel nostro Paese (Bo), l’indagine assume un’importante strategica anche a livello nazionale. L’obiettivo è fare in modo che non si arrivi a dover gestire un’emergenza di grande portata come avvenuto per la Bse.
Numero di animali coinvolti nei focolai di Influenza aviaria ad alta patogenicità nel pollame dall'1/1/2025 al 31/12/2025 in Italia
Specie | Presenti | Malati | Guariti | Morti | Abbattuti | Distrutti |
GALLUS GALLUS | 2155055 | 783334 | 0 | 2217 | 2152838 | 2155055 |
TACCHINO | 146733 | 17881 | 0 | 362 | 146371 | 146733 |
Fonte: Bollettino epidemiologico nazionale veterinario
Animali coinvolti da focolai di Influenza Aviaria - Alta patogenicità negli uccelli selvatici dall'1/1/2025 al 31/12/2025 in Italia
Specie | Presenti | Malati | Guariti | Morti | Abbattuti | Distrutti |
GABBIANO | 1 | 1 | 0 | 1 | 0 | 1 |
GABBIANO REALE | 4 | 4 | 0 | 4 | 0 | 4 |
IBIS SACRO | 2 | 2 | 0 | 2 | 0 | 2 |
MARTIN PESCATORE | 1 | 1 | 0 | 1 | 0 | 1 |
POIANA | 2 | 2 | 0 | 2 | 0 | 2 |
VOLPE | 5 | 1 | 0 | 0 | 1 | 1 |
Fonte: Bollettino epidemiologico nazionale veterinario
La gestione italiana dell'influenza aviaria secondo la DgSantè aggiornata a ottobre 2024
Cinque raccomandazioni su nove sono state rispettate, è migliorata la gestione dei focolai, ma persistono carenze sulla biosicurezza e ritardi nella sorveglianza. L’Ue ha, pertanto, avvertito il nostro Paese che in caso di epidemie più estese, la capacità di risposta potrebbe essere messa a dura prova. L’audit in sostanza non è una bocciatura, ma un avvertimento a fare di più: il virus, infatti, non aspetta e si sta diffondendo. Quindi solo un sistema rapido e capillare potrà ridurre al minimo i danni in futuro.
Non si è fatta attendere la risposta del ministero della Salute che ha sottolineato come il piano completo di interventi sarà valutabile solo a fine anno, quando tutte le misure previste per il 2025 saranno state implementate e monitorate.
Cinque raccomandazioni su nove seguite in Italia
La DgSante ha pubblicato la relazione finale sull’audit di follow-up condotto in Italia nell’ottobre 2024, per verificare l’attuazione delle misure proposte dalla Commissione europea dopo la visita ispettiva del 2022 e valutare la gestione delle epidemie di Hpai successive.
La conclusione è che sono state seguite in modo soddisfacente cinque delle nove raccomandazioni del precedente audit. Quattro raccomandazioni sono state affrontate solo in parte, lasciando ancora margini di miglioramento.
Sono state adottate diverse misure per affrontare i rischi di Hpai, tra cui l’introduzione di nuovi requisiti di biosicurezza, il rafforzamento della sorveglianza nei volatili selvatici e nel pollame e il miglioramento dei sistemi di sensibilizzazione per favorire una diagnosi precoce della malattia e contenere la diffusione del virus.
Le autorità hanno potenziato anche la capacità di smaltire rapidamente carcasse di pollame morto o abbattuto, limitando così il rischio di trasmissione del virus nelle aree a elevata densità avicola.
I passi avanti dell’Italia
Entrando nel dettaglio della relazione della DgSanté le autorità italiane hanno saputo trarre insegnamento dalle epidemie precedenti e stanno orientando gli sforzi verso una gestione più rapida ed efficace.
Tra i punti di forza indicati nel rapporto ci sono:
- nuovi requisiti di biosicurezza negli allevamenti, più stringenti e articolati;
- rafforzamento della sorveglianza epidemiologica, sia negli uccelli selvatici che nel pollame domestico;
- campagne di sensibilizzazione rivolte ad allevatori e veterinari per stimolare una diagnosi più precoce;
- maggiore efficienza nello smaltimento delle carcasse, fondamentale per ridurre i rischi di contagio nelle aree ad alta densità avicola.
Punti di debolezza dell’Italia
Non mancano però i problemi: quattro delle raccomandazioni europee sono state attuate solo parzialmente. Le note dolenti riguardano:
- l’individuazione e la correzione delle carenze di biosicurezza negli allevamenti, ancora disomogenea;
- la scarsa conformità di alcuni operatori alle nuove prescrizioni, che rischia di vanificare gli sforzi normativi;
- ritardi logistici e operativi nella conferma dei focolai e nell’adozione delle misure preventive;
- la capacità reale delle autorità di gestire contemporaneamente tutti i compiti richiesti in scenari di contagio su larga scala.
In sostanza, se le ultime due stagioni epidemiche non hanno prodotto effetti devastanti, è stato anche grazie a una certa dose di fortuna. La relazione sottolinea che, in caso di emergenze più estese e simultanee, la tenuta del sistema nazionale verrebbe messa a dura prova, con rischi di diffusione prolungata nelle aree a più alta concentrazione di allevamenti.
Il confronto europeo, Francia e Paesi Bassi
L’Italia non è sola in questo percorso. Anche altri Stati membri dell’Ue hanno ricevuto rilievi analoghi dalla Commissione, in particolare per quanto riguarda la velocità nella conferma dei focolai e la gestione dei cadaveri. Paesi come Francia e Paesi Bassi, duramente colpiti da epidemie recenti, hanno investito massicciamente in sistemi di sorveglianza e piani di biosicurezza, ma continuano a registrare difficoltà nella convivenza con un virus ormai endemico nella fauna selvatica.
Il confronto con i partner europei dimostra che la sfida non è tanto eliminare l’Hpai — impresa pressoché impossibile — quanto imparare a gestirlo in modo strutturale, riducendo al minimo gli impatti economici e sanitari.