Bovini da carne, filiera integrata e circolare

bovini da carne inalca
Uno degli allevamenti Inalca di bovini da carne
L’intervento di Inalca al Food&Science Festival di Mantova. La struttura industriale di questa azienda permette di rigenerare le risorse e limitare gli sprechi. A lato degli stabilimenti produttivi ha sviluppato una vera e propria infrastruttura energetica destinata all’autoproduzione di energia e all’utilizzo di fonti rinnovabili

Da oltre 25 anni Inalca, società del Gruppo Cremonini, tra i maggiori player europei nel settore delle carni bovine, ha costruito una propria filiera integrata e circolare del bovino ed è stata una delle prime aziende italiane del settore a pubblicare il bilancio di sostenibilità redatto secondo gli standard internazionali Gri (global reporting initiative).
Inalca presidia l’intera filiera produttiva, dall’allevamento al prodotto finito. È stato calcolato che il valore generato e distribuito è del 94,4%, risultando un’azienda ad alto tasso di sostenibilità economica. Sulla base di questo impegno, l’azienda ha confermato nuovamente la sua partecipazione all’ottava edizione del Food&Science Festival, che si è svolta a Mantova dal 17 al 19 maggio 2024. Si tratta di un evento unico di divulgazione scientifica di rilievo nazionale, che permette di approfondire le tematiche legate alla scienza della produzione e del consumo del cibo. Inalca è un’azienda specializzata nella lavorazione di tutti i prodotti e i sottoprodotti del bovino ed è in grado di valorizzarli, collocandoli al meglio sui mercati nazionali ed internazionali. Inoltre, le sue attività contribuiscono in modo sinergico ad altre filiere, da quella del latte alla pelletteria, dal biomedicale alla cosmesi, dal pet food al mondo delle energie rinnovabili.

Lo stabilimento di Inalca a Castelvetro (MO)

Una struttura virtuosa

La struttura industriale, è stato sottolineato all’incontro, è basata su un modello di economia circolare che permette di rigenerare le risorse e limitare gli sprechi. A lato degli stabilimenti produttivi, negli anni Inalca ha sviluppato una vera e propria infrastruttura energetica destinata all’autoproduzione di energia e all’utilizzo di fonti rinnovabili.
Deiezioni degli animali e scarti delle attività agricole e industriali, grazie agli impianti di cogenerazione, produzione di biogas e recupero di ossa e grassi, costituiscono una preziosa biomassa per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e per la produzione di fertilizzanti organici che vengono reimpiegati nel ciclo agricolo. A ciò si aggiunge l’importante produzione di energia solare, fornita dagli impianti fotovoltaici istallati su tutti gli stabilimenti e sulle aziende agricole.

L’investimento più recente per l’utilizzo di energia verde è uno stabilimento realizzato in partnership con HeraAmbiente per la produzione di biometano e compost dalla frazione organica dei rifiuti urbani e dagli scarti della lavorazione delle carni degli stabilimenti Inalca.

Performance migliorate

Sulla nuova frontiera dell’agricoltura rigenerativa, Inalca ha realizzato anche un altro importante progetto con Corteva Agriscience e l’Università di Milano per migliorare le performance ambientali della fase di produzione dei foraggi destinati all’alimentazione dei bovini.

Nel corso di due anni, lavorando sulle colture di due aziende agricole Inalca, è stato ottimizzato l’uso di fertilizzanti, in particolare quelli azotati, che rappresentano una fonte importante di emissioni di gas serra in atmosfera. Col risultato di aver ridotto l’uso dei fertilizzanti di sintesi, migliorato le rese colturali e ridotto le emissioni di CO2 equivalente in media del 19% dalla produzione dei foraggi.

I risultati del progetto, pubblicati  sulla rivista “Science of the Total Environment”, sono stati presentati il 18 maggio scorso al Food&Science Festival di Mantova, all’interno del panel “Agricoltura rigenerativa per ridurre l’impatto ambientale della zootecnia”. Sono intervenuti per l’occasione Rebecca Crudele (Inalca), Matteo Ceruti (Corteva) e Jacopo Bacenetti (Università degli Studi di Milano).

I relatori del convegno “Agricoltura rigenerativa per ridurre l’impatto ambientale della zootecnia”, al Food&Science Festival di Mantova.
Da sinistra Jacopo Bacenetti (Università di Milano), Rebecca Crudele (Inalca), Matteo Ceruti (Corteva)
Giovanni Sorlini, responsabile qualità Inalca

Alta tecnologia

Giovanni Sorlini, responsabile Qualità, sicurezza e sviluppo sostenibile di Inalca, commenta: “La realizzazione di una filiera bovina pienamente integrata e sostenibile è l’obiettivo primario dell’azienda. Uno sforzo che necessita della condivisione dei valori con il mondo agricolo, il pilastro sul quale si fonda il nostro modello di business e fa sì che la filiera bovina possa rappresentare il miglior esempio possibile di economia circolare”.

Negli ultimi anni, prosegue Sorlini, “Inalca ha acquisito e sviluppato aziende agricole di eccellenza dal punto di vista dell’ambiente e del benessere animale puntando a realizzare un modello di allevamento sempre più avanzato. In Italia, la terra costa tantissimo, è particolarmente fertile e produce un’agricoltura tra quelle a più importante valore aggiunto al mondo. Dobbiamo farne l’uso più attento possibile. A tal fine, è necessaria una produzione ad alto contenuto tecnologico”.

Nel caso dei bovini, “serve attivare tecniche di agricoltura e di zootecnia di precisione, per ridurre le emissioni e risparmiare risorse. Il termine intensivo molto spesso viene inteso come qualcosa che logora la terra. In realtà, significa sviluppare le competenze e le capacità necessarie per estrarre il massimo valore dalla terra, conservandone la capacità rigenerativa e ricorrendo alle tecnologie più avanzate per ridurre impatti e consumi”.

Un altro allevamento del gruppo è quello dell’azienda agricola La Marchesina, di Rosate, in provincia di Milano

LEGGI L'ARTICOLO PUBBLICATO SU IZ 11.2024

Bovini da carne, filiera integrata e circolare - Ultima modifica: 2024-06-11T16:35:59+02:00 da Laura Della Giovampaola

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