Quando Aia ha assunto l’impegnativo ruolo di capofila di un gruppo di qualificati partner pubblici e privati per la realizzazione del Progetto Leo (Livestock Environment Opendata) forse non c’era piena consapevolezza della complessità e dell’importanza che questa progettualità avrebbe potuto rivestire per aiutare la transizione ad una “Zootecnia 4.0”.
I temi sono quelli noti:
- riduzione ed uso consapevole degli antibiotici,
- mitigazione dell’impatto ambientale,
- qualità delle produzioni e tutela del made in Italy,
- benessere degli animali e salvaguardia delle biodiversità.
Temi che oggi hanno valicato i confini del mondo allevatoriale fino a coinvolgere attivamente l’opinione pubblica.
Il più grande big data italiano
L’elemento di innovazione del Progetto Leo risiede nella grande disponibilità di dati raccolti e condivisi in un’unica grande banca dati. I numeri raggiunti dal progetto, grazie alla collaborazione degli allevatori, sono eccezionali: le aziende zootecniche coinvolte sono state più di 19 mila e in queste sono stati raccolti, in 6 anni, i dati di oltre 20 milioni di animali delle varie specie (bovini e bufalini, equini, ovini, caprini, suini e cunicoli) e quelli risultanti da più di 90 milioni di analisi di laboratorio.
In Leo confluiscono, inoltre, i dati provenienti da altre banche dati esterne che dialogano costantemente in cooperazione applicativa. Tra queste banche dati vi sono la Bdn del ministero della Salute e Siall, che raccoglie i dati dei controlli funzionali. A queste si aggiungono le banche dati degli enti selezionatori, ma anche i dati elaborati a partire dalle informazioni meteorologiche e climatiche messe a disposizione dall’Aeronautica militare.
Insomma, Leo oggi è il più grande big data del nostro Paese e tra i più grandi in Europa, dieci volte più grande rispetto a quello di “Dbpedia” e grande quasi quanto quello di “Wikidata”. Un database che continuerà a crescere al ritmo di oltre 50 milioni di informazioni all’anno.
Dati facilmente disponibili
Di seguito alcuni casi concreti per l’utilizzo delle potenzialità di Leo.
Ci stiamo avvalendo, ad esempio, delle informazioni raccolte e validate dal progetto per fornire agli allevatori dei report operativi per applicare efficacemente e monitorare le strategie di mitigazione dell’impatto ambientale della stalla, contribuendo ad effettuare delle stime puntuali ed oggettive sulle emissioni del loro allevamento.
Grazie alle analisi innovative proposte dal progetto, abbiamo potuto sviluppare applicazioni informatiche semplici ed accessibili anche da smartphone per aiutare gli allevatori a ridurre l’uso di antimicrobici, garantendo al contempo la salute degli animali con la gestione di un’asciutta selettiva.
E ancora, grazie a innovative centraline per il rilevamento di temperatura e umidità - che non richiedono connessione alla rete elettrica o a internet - abbiamo sviluppato un sistema di monitoraggio del rischio Thi in stalla per la gestione ottimale del raffrescamento, con l’obiettivo di mantenere gli animali nelle migliori condizioni di benessere e ridurre il consumo di energia. Questo sistema è stato abbinato a un servizio di alert climatico, sviluppato grazie ai dati previsionali forniti dall’Aeronautica militare e inviato a tutti gli allevatori attraverso l’app gratuita Si@llEvA.
Ma più di tutto, ritengo sia importante ricordare che i dati del Progetto Leo sono disponibili nei formati più semplici e conosciuti. Gli allevatori possono utilizzarli direttamente oppure concederne l’accesso attraverso username e password ai propri consulenti. Chiunque, invece, potrà consultare e scaricare tutti i dati di Leo in forma anonima e aggregata.
Una visione lungimirante
A conclusione di questo breve editoriale permettetemi anche qualche riflessione di carattere più generale e di prospettiva.
Innanzitutto, il Progetto Leo è stata una grande opportunità per la crescita del sistema allevatori, sia dal punto di vista tecnico che organizzativo. I risultati raggiunti sono una prova di vitalità e della capacità di rispondere con efficienza e professionalità a sfide complesse e di aggiornarsi continuamente nei contenuti e nell’approccio.
Inoltre, sei anni di attività congiunta con i partner zooprofilattici hanno fatto nascere un proficuo affiatamento, concretizzando una collaborazione fattiva con il ministero della Salute. Un risultato prezioso che ha fatto toccare con mano le grandi potenzialità che possono generarsi dall’interazione positiva tra due enti fondamentali per le produzioni animali del nostro Paese come i ministeri di Salute e Politiche agricole.
Credo che il progetto sia anche una grande opportunità per il sistema Paese. La realizzazione di un “open big data” così potente ed avanzato sulla zootecnia italiana è stato il frutto di una visione lungimirante dentro la stesura del Psrn e ha rappresentato anche una novità assoluta a livello europeo. Si tratta, oltretutto, di un progetto che ha interpretato concretamente le politiche sull’innovazione digitale, sia nazionali che comunitarie, che individuano nei big data integrati, aggiornati e validati, una risorsa di inestimabile valore e un asset strategico per lo sviluppo.
Con Leo nei prossimi anni
Oggi, con Leo, stiamo già affrontando le sfide cui la zootecnia dovrà far fronte anche nei prossimi anni. Per l’Associazione italiana allevatori l’obiettivo è quello di essere utili principalmente agli allevatori, per aiutarli a garantire la qualità delle nostre produzioni di eccellenza.
Nel sito web del Progetto Leo, rinnovato nei contenuti e nello stile, si possono trovare ulteriori informazioni sul progetto, tante notizie e statistiche interessanti, ma anche e soprattutto le istruzioni per poter accedere ai dati. Facciamone buon uso.
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