I seminari di Alleva Forum svoltisi nella sala verde hanno affrontato tematiche di nutrizione, selezione e sanità (qui la sintesi del moderatore Luca Acerbis) della bovina da latte indicando vie concrete di azione.
Lo hanno fatto nella prospettiva della bovina da Parmigiano Reggiano, ma con elementi di utilità per ogni tipo di allevamento da latte, tanto più se legato a trasformazioni casearie di eccellenza.
Analisi dei mercati
La relazione di Ester Venturelli del CLAL è stata dedicata all’analisi dei mercati delle materie prime. Tra dati certi e proiezioni future le indicazioni sono chiare: la carenza d’acqua è un problema globale che pesa sulle produzioni, e per l’Italia il problema rischia di farsi drammatico. Calano le produzioni e gli stock mondiali per le principali commodities, i costi di alimentazione si manterranno su livelli elevati e – per l’Italia – il peso delle importazioni è crescente e critico, per cereali, mais e soia. Unica nota positiva il calo dei costi energetici e dei fertilizzanti.
In un quadro di questo tipo diventa una necessità rivedere la gestione alimentare dell’allevamento, e lo diventa ancora di più per una realtà come quella del Parmigiano Reggiano che fa del suo legame con il territorio e la produzione di foraggi e alimenti locali il suo punto di forza.
Serve più fieno e fieno migliore
Si devono fare fieni migliori, per qualità e quantità. Possibile, e anche conveniente, inserendo nella filiera produttiva aziendale un essiccatoio. È stato il tema svolto nella loro relazione da Franco Ghelfi e Roberto Bandieri , dello studio agronomico RuralSet.
La loro relazione ha dimostrato, numeri alla mano, come l’inserimento dell’essiccatoio sia virtuoso per l’azienda zootecnica sotto tutti i punti di vista: un ottimo foraggio è la premessa per ridurre le quantità di mangime, fornendo energia e proteine; aumentare le produzioni di formaggio; avere animali più sani e migliorare la sostenibilità della produzione. Il tutto con un significativo beneficio in termini di ritorno economico complessivo.
Con una sottolineatura importante: il riferimento è a essiccatoi di ultima generazione, assai diversi dai primi essiccatoi: più funzionali, efficienti e a minore necessità energetiche. Macchine però da conoscere per saperle utilizzare al meglio.
Si possono fare razioni con meno mais e meno soia (e con meno proteine)
Dal fieno, e in particolare dal fieno di medica, possono – anzi, dati i tempi presenti e futuri – devono venire risposte alle necessità di sostenibilità, legame col territorio, affrancamento dalle forti quantità di mangimi, mais e soia in razione. Possibile?
Possibile, come ha illustrato il prof. Andrea Formigoni nella sua relazione. Si possono infatti rivedere gli approcci nutrizionali e non solo ridurre la dipendenza da mais e soia (materie prime dalle crescenti criticità in ordine alla disponibilità, ai problemi di produzione, al carico di CO2 equivalente, al prezzo, al collegamento col territorio) ma anche ridurre i livelli proteici delle razioni, con un approccio in funzione della valutazione del contenuto aminoacidico delle differenti fonti proteiche alternative alla farina di soia, di produzione locale, come pisello, favino, girasole e cresce anche l’attenzione verso la colza. Quanto al mais è il sorgo il sostituto più interessante.
Ovviamente il tema dell’erba medica è dominante in questa prospettiva di meno mangimi e più fonti energetiche e proteiche legate al territorio, e nella sua relazione Maria Teresa Pacchioli del Crpa ha illustrato le potenzialità del territorio del Parmigiano Reggiano quanto a reale e potenziale produzione di foraggi e di granaglie per assecondare le nuove prospettive nutrizionali.
Si sta selezionando la bovina da Parmigiano Reggiano
Nelle altre due relazioni del percorso zootecnico, quella del prof. Martino Cassandro, direttore di Anafibj, e del prof. Paolo Moroni, dell’Università di Milano, il focus è andato in maniera più diretta sulla bovina.
Quella di oggi e quella che ci sarà in futuro, illustrata da Martino Cassandro, che ha sottolineato come la selezione stia lavorando già da tempo per una bovina produttiva (per latte fatto e, soprattutto, per forme di formaggio) ma come ora gli sforzi si siano intensificati con un approccio sempre più mirato – con la creazione di indici di selezione ad hoc, in primis l’ICS-PR – alla definizione di un modello di Frisona non solo grande produttrice di formaggio, ma anche resistente, sostenibile, capace di rimanere in condizioni di benessere elevato, che necessiti di meno farmaci e sia meno impattante a livello di emissioni.
Compito complesso ma possibile, per definire una Frisona non solo da Parmigiano Reggiano, ma utile a tutta la filiera zootecnica da latte nazionale.
Meno farmaci e mandria sana, si può fare
Se la nuova Frisona avrà meno necessità di farmaci per le sue caratteristiche, già oggi è possibile fare molto nei vari percorsi gestionali della stalla.
È stato questo l’itinerario proposto da Paolo Moroni (nella foto), con un approccio di taglio pratico, nel quale ha considerato le modalità per ridurre i farmaci in stalla e mantenere elevata la sanità della mandria.
Un richiamo particolare, ovviamente, all’asciutta selettiva, alle sue finalità e a come sia necessario un cambio culturale – per l’allevatore e anche per il veterinario – per farla diventare non semplicemente un obbligo (perché ha ribadito che dopotutto c’è una normativa in vigore che ne sancisce l’obbligatorietà dal 2023) ma un percorso di revisione e miglioramento dell’approccio alla gestione della mandria. Un percorso che richiede partecipazione e collaborazione da parte di tutte le figure che lavorano in azienda e che – come il veterinario – coadiuvano l’allevatore.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Alleva by Parmigiano Reggiano