La filiera del Parmigiano Reggiano deve poter garantire a tutti i suoi protagonisti, dagli allevatori ai caseifici, dagli stagionatori ai confezionatori, dai distributori finali alle famiglie consumatrici, il corretto valore aggiunto. Tutto, naturalmente, origina dall’agricoltura. Dalla terra di produzione dei foraggi destinati, nel rispetto del disciplinare, alla alimentazione delle vacche che producono il latte destinato ai nostri caseifici.
Ciò che avviene nelle stalle, quindi, è fondamentale per la generazione di quel valore. I prezzi devono remunerare i sacrifici di tutti e garantire la crescita delle imprese, e gli investimenti necessari perché siano sempre più efficienti e sostenibili secondo quanto condiviso nel Brand Manifesto del Parmigiano Reggiano: un patto con il consumatore che deve essere mantenuto in ogni azione finalizzata alla produzione del Parmigiano Reggiano.
Il sistema di allevamento è parte integrante di questo impegno. Oggi ogni decisione di acquisto, ed ancor di più nel prossimo futuro, è una decisione non solo economica, ma politica.
Si devono condividere i valori che quel produttore, quella filiera, quella “marca” ha assunto come pilastri irrinunciabili del suo impegno e adeguata risposta alla assunzione della responsabilità sociale dell’impresa. Oggi includiamo, non persuadiamo, e questo tema è centrale nella nostra comunicazione.
Nei confronti del consumatore non dobbiamo avere timore di affrontare temi “delicati” ed esposti più di altri alla pubblica opinione e su ogni caratteristica dobbiamo stabilire la nostra “impronta” e impegnarci per migliorarla.
Per questa ragione nel nostro Brand Manifesto abbiamo elaborato nei 5 pilastri i confini sui quali ci saremmo impegnati, in aree così ampie come la Comunità, l’Ambiente, il Territorio, il Benessere Animale e il Benessere Umano.
Ricordo bene i timori che affrontammo quando avviammo, assegnandone la priorità temporale su altri progetti, il tema del Benessere Animale. Ma fu un percorso lineare, avviato con un preciso censimento della situazione da cui partivamo per dotarci di un “cruscotto di misurazione” che avrebbe tracciato il miglioramento a cui tendere. E così è stato.
Dobbiamo poi ricordare sempre che il sistema Parmigiano Reggiano è anche un formidabile fattore di crescita economica e di opportunità di lavoro per un territorio che, specialmente nella sua parte montana, avrebbe poche alternative. Questo ha anche un suo preciso valore di marketing. Comunità, Territorio, Ambiente trovano, nell’esemplificazione della produzione montana, una sede perfetta per poter comunicare l’eccellenza di questa offerta.
E se a migliorare il racconto ci pensa il marketing, migliorare l’allevamento è poi compito di veterinari, agronomi, zootecnici. Ed è un settore in cui il Consorzio è sempre più impegnato con numerose iniziative, bandi, personale tecnico dedicato, comunicazione mirata ai produttori.
Questo impegno, oltre a portare a una crescita tecnica e di consapevolezza tra i produttori di latte, ha un suo valore anche di marketing. Come dire: caro consumatore, vogliamo essere eccellenti anche nelle stalle, abbiamo individuato un percorso e lo stiamo percorrendo seriamente. Questo percorso di miglioramento è un punto di partenza da non nascondere, per porsi obiettivi di miglioramento dentro quel patto con il consumatore.
Non ci sono alternative alla verità nelle filiere nobili come la nostra. Non dobbiamo temere nulla se ci basiamo sulla realtà dei fatti e sulla capacità di esprimere in maniera trasparente quali risultati si intendano raggiungere.
Il “bando Benessere” è servito per dimostrare che su un tema così delicato avevamo le capacità (risorse umane e finanziarie) per avviare un percorso che avrebbe creato un precedente importante non solo su altre progettualità (ad esempio la mappatura dell’impronta ambientale, ma non solo), ma anche per altre filiere e altri Consorzi.
Carlo Mangini
(Direttore Marketing, trade marketing e sviluppo commerciale del Consorzio Parmigiano Reggiano)
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