E così neppure le elezioni regionali della Sardegna sono riuscite a interrompere le proteste dei pastori, anche se queste qualche volta infrangendo la legge possono aver nuociuto alla stessa causa degli allevatori. In ogni caso resta sul piatto il fallimento dell’ultimo tavolo di filiera dedicato alla questione, svoltosi il 21 febbraio a Roma, presso il Mipaaft.
Fallimento causato dall’assenza di una delle due controparti, gli industriali lattiero caseari della regione (era presente la sola Assolatte, ma «soltanto per rispetto istituzionale»). Gli allevatori chiedevano dal tavolo di Roma un prezzo del latte di almeno 80 centesimi al litro come anticipo, mentre i trasformatori hanno mostrato di non volersi spostare dalla loro offerta di 72 centesimi avanzata al precedente tavolo, quello di Cagliari.
Ma se il primo obiettivo degli allevatori, uscire dal tavolo di Roma con un aumento del prezzo a 80 centesimi, non è stato raggiunto, si può però parlare di fallimento dell’incontro sino a un certo punto. Almeno questa è la posizione del ministro Gian Marco Centinaio: «Esco molto soddisfatto da questa riunione, dove abbiamo parlato di tavolo di filiera e concretizzato alcuni dei dieci punti concordati nell'incontro in prefettura a Cagliari. Ci sono stati dei passi avanti importanti. Oggi non si è parlato di prezzo, né dei 72 centesimi né degli 80 centesimi, su questo argomento verrà aperto un tavolo tecnico in Sardegna nei prossimi giorni. A convocarlo sarà il prefetto di Sassari, Giuseppe Marani, che il ministero dell'Interno ha appena nominato Commissario della filiera del latte ovino».
A Marani compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività della filiera. Questo successivo round è fissato per martedì 26 febbraio a Sassari.
Agrinsieme
Neppure a parere di Agrinsieme l’incontro del 21 febbraio a Roma è andato malissimo: «Dal tavolo sono uscite importanti conferme su risorse e superamento crisi. Al Mipaaft abbiamo avuto importanti conferme sull’iter che porterà alla definizione di una metodologia per fissare i prezzi del latte e sullo stanziamento di fondi che vanno nella direzione di risollevare e tonificare il mercato del latte ovicaprino, con il fine ultimo di superare la fase emergenziale e aprire un dibattito sul futuro del settore. Lo smaltimento delle rimanenze di Pecorino Romano è, infatti, un primo piccolo passo per intervenire sull’equilibrio di mercato; oltre alle risorse per veicolare il formaggio in eccedenza agli indigenti, però, è fondamentale indirizzare tali fondi per ristrutturare la filiera e per incrementare la liquidità a disposizione degli allevatori». Così il coordinatore di Agrinsieme Franco Verrascina, all’uscita del tavolo della filiera ovicaprina riunitosi il 21 febbraio al Mipaaft.
A Roma, ha aggiunto Verrascina, sono stati presi importanti impegni per la definizione dei prezzi finali dei prodotti, correlando il costo del latte alle dinamiche di mercato. Una indicizzazione dei prezzi che andrà sviluppata nel corso di un altro tavolo che sarà convocato a breve dalla Prefettura di Sassari. «E se certo l’assenza degli industriali all’incontro di Roma non ha aiutato, l’adesione di Assolatte al futuro tavolo di Sassari lascia ben sperare perché si possano riprendere le relazioni interprofessionali sul prezzo».
Rassicurante infine, secondo Agrinsieme, «la firma da parte del ministro del decreto ministeriale che proroga il piano per la regolazione dell’offerta del formaggio Pecorino Romano dop a luglio 2019. Però poi occorrerà riflettere sulla programmazione produttiva, sulle sanzioni in caso di non rispetto e sulla attribuzione delle quote di produzione. Per risollevare il settore inoltre saranno importanti le attività promozionali concordate con l’Ice e l’impegno della gdo ad avviare una campagna straordinaria di sostegno per il Pecorino».
Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane - Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.
Coldiretti
Neppure Coldiretti propone una interpretazione negativa dell’esito del tavolo del 21 febbraio: «Va colto il segnale positivo dell’apertura di un tavolo tecnico sull’indicizzazione per la determinazione di un prezzo equo del latte ma anche la disponibilità della grande distribuzione, l’impegno alla riforma del Consorzio di Tutela che ha mostrato gravi carenze e la nomina del Prefetto per il controllo sulla filiera», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini al termine dell’incontro al ministero dello Politiche agricole.
«Abbiamo la responsabilità - ha aggiunto Prandini - di continuare a lavorare per chiudere la trattativa in modo giusto e restituire serenità ai pastori e alle loro famiglie, nonostante le evidenti criticità. Non ci arrendiamo perchè in gioco ci sono 12mila allevamenti della Sardegna che hanno già perso tre milioni di litri di latte, tra quello gettato in strada per disperazione, dato in pasto agli animali o trasformato per essere donato in beneficenza».
Il decreto legge sulle emergenze agricole
Altra novità datata 21 febbraio è la notizia che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha autorizzato l'emanazione di un decreto legge per affrontare le emergenze agricole. Decreto che prevede il «contributo dello Stato agli interessi sui mutui, la definizione di misure di monitoraggio per assicurare il rispetto delle quote, l'avvio del registro telematico del latte ovicaprino».
La bozza di questo decreto sulle crisi agricole, ha ricostruito l’Ansa, prevede un fondo Mipaaft da 10 milioni di euro per superare l'emergenza del mercato del latte ovino e dei formaggi derivati. Vi si leggerebbe: «E' istituito dal ministero delle Politiche agricole alimentari e del turismo un Fondo volto a favorire la qualità e la competitività del latte ovino, anche attraverso il sostegno ai contratti e agli accordi di filiera, alla ricerca, al trasferimento tecnologico e agli interventi infrastrutturali, con una dotazione iniziale pari a 10 milioni di euro per il 2019».
E’ inoltre riconosciuto, nel limite di spesa di 2,5 milioni di euro, un contributo dello Stato per la copertura dei costi per gli interessi dovuti per gli anni 2019 e 2020 su mutui bancari contratti dalle imprese, alla data del 31 dicembre 2018, al fine di contribuire alla ristrutturazione dei settore lattiero caseario del comparto del latte ovicaprino.
Per assicurare il rispetto delle quote e la tracciabilità del latte, ricostruisce ancora l’Ansa, i primi acquirenti di latte crudo sono tenuti a registrare mensilmente, nella banca dati del Sian, i quantitativi di latte ovino, caprino e bufalino e il relativo tenore di materia grassa, che sono stati loro consegnati dai singoli allevatori. Sempre nella banca dati del Sian andranno registrati mensilmente i quantitativi di latte bovino, ovino, caprino e bufalino, nonché di lavorati e semilavorati a base di latte destinati alla fabbricazione di prodotti lattiero caseari introdotti nei propri stabilimenti, anche se provenienti da altri Paesi. Previste sanzioni amministrative da 5.000 a 20.000 euro per chi non adempie agli obblighi.Il decreto si occupa anche di emergenze in olivicoltura e in agrumicoltura. Sempre secondo l’Ansa ci sono misure per il contrasto alla Xylella con sanzioni fino a 10 mila euro per chi non denuncia o non estirpa le piante infette. Poi interventi per favorire la ripresa dell'attività agricola dopo le gelate in Puglia nei mesi di febbraio e marzo 2018: un contributo dello Stato agli interessi sui mutui, nel limite di spesa di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, è riconosciuto alle aziende del settore olivicolo-oleario in crisi. Stesso importo, 2,5 milioni di euro sia per il 2019 che per il 2020, è riconosciuto sugli interessi per i mutui per contribuire alla ristrutturazione del settore agrumicolo.
Infine il Fondo indigenti cresce, per l'anno 2019, di ulteriori 14 milioni di euro per l'acquisto di formaggi dop 100% latte di pecora, favorendo la distribuzione gratuita di alimenti ad elevato contenuto in proteine. Due milioni di euro vengono poi destinati per realizzare campagne promozionali o di comunicazione istituzionale per incentivare il consumo di olio extra vergine di oliva, degli agrumi e del latte ovicaprino e formaggi derivati.
La disponibilità della grande distribuzione
Abbiamo visto come, all’uscita dell’incontro del 21 febbraio, Prandini sottolineasse fra i segnali positivi anche quello della «disponibilità della grande distribuzione». In effetti Federdistribuzione già a partire da qualche giorno prima aveva annunciato: «La grande distribuzione non compra direttamente il latte dagli allevatori, compra il prodotto finito dai trasformatori, ma può agire sul consumo, facendo avvicinare le famiglie al pecorino romano. Per questo le imprese associate a Federdistribuzione si impegnano ad organizzare, a partire dal weekend del 23 e 24 febbraio 2019, una intensa campagna di valorizzazione del pecorino romano e più in generale dei prodotti di origine ovina sarda».
Le imprese che hanno già aderito all’iniziativa sono: Auchan Retail, Bennet, Carrefour, Despar, Esselunga, Famila, Gruppo Végé, Il Gigante, Iper, Italmark, Magazzini Gabrielli, Pam-Panorama, Unes (vedi foto in alto).
«Nelle migliaia di punti vendita che partecipano all’iniziativa – continuava Federdistribuzione - ciascuna insegna distributiva vestirà i propri spazi con materiali di comunicazione che inviteranno i clienti a consumare questi prodotti, fornendo così un contributo fondamentale alla domanda, condizione indispensabile per un riequilibrio strutturale dei prezzi nell’ambito della filiera. Da sempre le imprese associate a Federdistribuzione valorizzano i prodotti locali e le eccellenze del made in Italy e anche oggi vogliono seguire questa strada, per affrontare una situazione di crisi che rischia di mettere in ginocchio una di queste eccellenze».
Iniziativa simile anche da parte di Coop, che ha dichiarato di essere «a fianco dei produttori sardi di latte. Da subito e per un periodo utile al superamento della crisi, Coop riconoscerà ai fornitori del prodotto pecorino Coop un valore all’acquisto dello stesso formaggio in grado di assicurare agli allevatori il prezzo di 1 euro al litro». L’iniziativa interesserà i fornitori e gli allevatori coinvolti nella produzione dei pecorini Coop, compreso il pecorino romano (le linee Coop e Fior Fiore presenti sugli scaffali).
Sulla stessa linea un’altra impresa operante nella commercializzazione, Naturasì, che con una inserzione uscita domenica 17 su alcuni grandi quotidiani ha affermato: «Garantire la sostenibilità e il giusto prezzo è il nostro impegno da sempre. Per il latte del nostro pecorino biologico garantiamo almeno un euro al litro. Solo un giusto prezzo riconosciuto agli agricoltori da operatori responsabili e da consumatori consapevoli può garantire un cibo sano».