Bilancio positivo, quello del 2015, votato dai soci del Consorzio di Tutela Formaggio Asiago nell’assemblea svoltasi venerdì 8 aprile, che segna una leggera crescita (+1%) nella produzione e che conferma, secondo il Consorzio, l'importanza di poter programmare l'offerta in linea con la domanda del mercato. Allo stesso tempo, aumenta e si rafforza l’export, mai stato così performante, che tocca i massimi storici e raggiunge le 1690 tonnellate di prodotto, ovvero il +6,5% di vendite a volume rispetto al 2014 ed una performance pari a +66% negli ultimi sei anni.
Insomma, produzione in crescita (+1%) ed export ai massimi storici (+6,5%). E il presidente del Consorzio di Tutela Fiorenzo Rigoni (nella foto) commenta: «Imprescindibile il ruolo del Piano di regolazione dell'offerta».
Il 2015 è stata la prima annualità completa di applicazione del Piano di regolazione dell’offerta, introdotto nel marzo 2014, che punta a garantire un sempre maggiore equilibrio tra domanda e offerta e ad aumentare la qualità del prodotto individuando il livello ottimale di produzione. Alla prova dei fatti, nel 2015, sono state prodotte 1.377.327 forme di Asiago Fresco (+1,6% rispetto all’anno precedente) e 265.041 di Asiago Stagionato (-1,9% rispetto al 2014), per un totale di 1.642.368 forme, con un aumento dell’1% complessivo rispetto all’anno precedente.
Un anno in linea con i livelli definiti nel piano di crescita programmata, dunque, che conferma l’importanza del piano di regolazione dell’offerta e ha aiutato a mantenere il prezzo del latte trasformato in Asiago dop più elevato rispetto a quello della materia prima non trasformata.
Un risultato al quale va aggiunto l’innalzamento della qualità del prodotto, come dimostrato dal miglioramento dei parametri medi registrati dalle analisi sensoriali, segnato anche dal crescente apprezzamento dell’Asiago dop “Prodotto della Montagna”, categoria che il Consorzio di Tutela ha introdotto, fin dal 2006, primo fra i consorzi italiani e prodotto, nel 2015, in 52.802 forme nelle due tipologie, Fresco e Stagionato.
Positivi anche i riscontri in ambito internazionale, dove Asiago dop vede l’export raggiungere il massimo storico, con l’aumento dei volumi del 6,5% e un + 5% a valore. Le 1.690 tonnellate vendute fuori dall’Italia, nel 2015, hanno avuto come principale mercato gli Usa, aumentato di quasi il 13%, seguito da Svizzera e paesi europei come Germania, Austria, Belgio, senza dimenticare il significativo apprezzamento in Australia, che ha quasi raddoppiato le importazioni, superando così la Francia e diventando il quarto mercato estero per il formaggio Asiago dop.
Proprio nel mercato estero si sono concentrate molte delle energie del Consorzio, con un impegno promozionale che ha visto la presenza nelle principali fiere internazionali extraeuropee e specifici progetti per rafforzare il radicamento nella gdo europea. A questo si è affiancato un articolato piano di tutela del marchio, a difesa della denominazione, con una serie di interventi agevolati anche dal principio dell'ex officio, introdotto dal Reg.(Ue)1151/2012 ed entrato ormai a pieno regime in buona parte dei paesi europei.
“Esportare è diventata sempre più una necessità - afferma Rigoni - e oggi il futuro dei nostri caseifici e dei loro soci è frutto di un progetto condiviso che riconosce imprescindibile il ruolo del Piano dì regolazione dell’offerta e dove ciascuno, con le proprie quote produttive, può concorrere alla diffusione e valorizzazione del formaggio Asiago dop puntando ad accrescere la qualità e quegli elementi che lo rendono unico e distintivo sul mercato. L’aumento della produzione registrato da dicembre in poi ci impone ora di non abbassare la guardia, per evitare di vanificare l’efficacia di una programmazione che si basa sulla crescita sostenibile, a tutela del prodotto e dei consumatori”.
Sul mercato nazionale, nonostante una crescita ridotta dei consumi domestici dello 0,2%, Asiago dop ha aumentato le vendite in quantità dell’1,7% e in valore dello 0,5% rispetto al 2014, a fronte di una diminuzione degli atti d’acquisto e del calo della spesa media, in linea con il trend generale dei prodotti alimentari. Significativo l’aumento del 7,9% delle famiglie acquirenti e del 2,5% dell’indice di penetrazione che raggiunge il 53% (dati Gfk-Eurisko) e vede il Sud come primo mercato per la specialità veneto-trentina, seguito dal Nord Est.