Crescono le preoccupazioni
degli allevatori
in vista della deregulation
del 2015 che metterà
fine al regime delle quote
latte. Un sistema che ha sì
sostenuto i prezzi europei,
ma ha favorito anche una
produzione in nero in Italia
con un conto da 4,4 miliardi
di multe da pagare.
Ma questa è storia. Alla
Fiera internazionale del bovino
da latte di Cremona, che
si è chiusa domenica scorsa,
i riflettori sono stati puntati
sul futuro quando sarà l’efficienza
e il contenimento dei
costi a certificare la competitività
dell’azienda nel mercato
globale. Così si è registrato
un numero crescente di
visitatori con una larga percentuali
di giovani attenti a
cogliere, in un clima di spending
review, le opportunità
dell’innovazione tecnologica.
«Tra i padiglioni si respirava
un’aria di grande vitalità
in totale contrasto con il
clima generale di incertezza
– ha sottolineato il presidente
di CremonaFiere Antonio
Piva –. Sono stati oltre 81mila
i visitatori, moltissimi gli
stranieri da tutto il mondo,
che hanno confermato la leadership
internazionale della
Fiera di Cremona, uno dei
più importanti marketplace
mondiale per le attrezzature
e le tecnologie zootecniche e
agricole».
Ma dietro il know how
tecnologico, c’è stato il «buio
» della politica. Atteso a
dare risposte concrete – dall’applicazione
della riforma
della Politica agricola comune
alla nuova programmazione
dello sviluppo rurale fino
ai fondi per i controlli funzionali
da parte dell’Associazione
allevatori (Aia) – il ministro
delle Politiche agricole,
Nunzia De Girolamo, ha scelto
di garantire «un aiuto concreto
alla zootecnia anche attraverso
una grande visibilità
nell’ambito dell’Expo di Milano
», rinviando ad altri sedi
il dibattito sui nodi che affliggono
la zootecnia.
Il cahier de doléances è
stato illustrato dall’assessore
all’Agricoltura della Lombardia
che, tra l’altro, ha sollecitato
una mediazione istituzionale
del Mipaaf sul prezzo
del latte, in scadenza a gennaio,
e sulle tensioni che affliggono
la suinicoltura.
Così è toccato agli agricoltori
mettere alcuni punti fermi
in vista dell’appuntamento
del 2015 quando il settore
sarà esposto alla volatilità
dei prezzi. Per il presidente
di Confagricoltura, Mario
Guidi, solo l’aggregazione
può mettere al riparo gli allevamenti
dalla speculazione.
«Dobbiamo arrivare a riunire
il 90% del produzione –
ha detto –. Le aziende devono
ristrutturarsi ma non devono
essere lasciate sole dalle
istituzioni».
Dal canto suo Giorgio
Mercuri da poche settimane
eletto alla presidenza di Fedagri-
Confcooperative insiste
sulle opportunità del modello
cooperativo («quello vero,
non le associazioni senza prodotto
che esistono solo sulla
carta») che ha già conquistato
la leadership nella produzione
dei formaggi a marchio
Dop. «Siamo tornati da
Bruxelles tutt’altro che rassicurati
dall’incontro con il
commissario Ciolos – ha
spiegato – poiché ci sono state
presentate poche soluzioni
e talvolta confuse. Dobbiamo
invece rafforzare strumenti
come lo stoccaggio privato,
i fondi mutualistici e le
assicurazioni, favorendo le
organizzazioni dei produttori
e la programmazione produttiva
».
E di scelte urgenti ha parlato
anche il presidente della
commissione Agricoltura del
Parlamento europeo, Paolo
De Castro: «I decreti attuativi
della Pac devono essere
pronti entro il 1˚ agosto
2014». Un tempo strettissimo
dove delineare il ruolo
del «produttore attivo», le linee
programmatiche dei Psr
e l’assegnazione dei premi
accoppiati. Ma in attesa delle
decisioni nazionali De Castro
ha rilanciato la proposta
di un «pacchetto latte bis»
dove inserire gli strumenti
per governare le crisi di mercato
e il crollo dei prezzi.