Nel 2015 la produzione di mangimi composti per animali è stata contrassegnata dal segno più nel comparto avicolo e suinicolo; in contrazione invece l’offerta per l’allevamento bovino. Sono alcuni dei dati emersi all’assemblea annuale di Assalzoo, l’associazione nazionale dei produttori di alimenti zootecnici, tenutasi recentemente a Roma.
Presentando questi dati il presidente dell’associazione, Alberto Allodi, ha commentato: «Nonostante lo stentato contesto di ripresa, la continua oscillazione dei prezzi delle materie prime, il quadro regolatorio incapace di accogliere velocemente le novità della ricerca, il carico fiscale imparagonabile rispetto ai concorrenti europei, la mangimistica italiana presenta numeri solidi. I mangimisti italiani dimostrano un acume imprenditoriale che va evidenziato. È una lungimiranza di cui si nutre l’interno comparto dell’agroalimentare, che sa di poter contare su mangimi sicuri, di qualità e interamente prodotti in Italia».
Per il 2016, ha aggiunto Allodi, «il quadro presenta dei motivi classici: il comparto avicolo ancora a trainare e c’è una conferma per il comparto suino (segno più nelle vendite di mangimi pur nel momento di difficoltà). Per i bovini permangono le difficoltà».
La mangimistica italiana, ha continuato il presidente di Assalzoo, «si conferma all’avanguardia per capacità di produzione e qualità di prodotto e ciò avviene nonostante una dipendenza cronica dall’approvvigionamento di materie prime d’importazione. La produzione agricola italiana non è infatti strutturalmente in grado di coprire l’intero fabbisogno necessario al comparto dell’alimentazione animale. Altra nota importante sta nella capacità dell’industria mangimistica di mantenere i livelli di occupazione, pur in un contesto economico difficile. Si tratta di uno sforzo dei mangimisti, come dimostra il dato sul fatturato, che garantisce stabilità all’intera filiera zootecnica».
Settant’anni
L’assemblea di Roma è stata contrassegnata anche dal fatto che ha celebrato l’anniversario dei 70 anni dalla fondazione di Assalzoo. Anni di esperienza che hanno permesso di «creare un percorso amministrativo e comunicativo a sostegno delle aziende associate, sostenendo in tal modo un settore industriale nevralgico per l’intera filiera agroalimentare italiana».
E oggi l’associazione rappresenta industrie mangimistica per un fatturato totale di circa 6 miliardi di euro, con circa 8.500 addetti, escluso l’indotto. Per una produzione totale di mangimi che supera i 14 milioni di tonnellate.
«Festeggiare il 70mo compleanno dell’associazione – ha detto Allodi – è un’occasione per ricordare quanto l’industria mangimistica italiana sia cresciuta in questi decenni, sapendo raccogliere le sfide della modernità, innovando le produzioni e la tecnica mangimistica e riuscendo a fare del continuo miglioramento della sicurezza un punto di eccellenza».
Negli anni, «Assalzoo ha costruito una fitta rete di relazioni con interlocutori istituzionali, nazionali e internazionali, contribuendo in maniera fondamentale alla visione del futuro dell’agroalimentare. Ed è proprio al futuro che l’associazione continua a indirizzare la propria azione. Le sfide che la aspettano stimolano alla ricerca di nuove azioni tanto a livello di promozione industriale, quanto a livello di strategia comunicativa. Più volte il settore zootecnico ha dovuto affrontare momenti di crisi, ma la reazione è stata sempre adeguata: puntare su qualità e sicurezza attraverso la valorizzazione delle produzioni italiane».
Sostenibilità
L’associazione, ha concluso Allodi, vuole anche sfatare tanti “falsi miti” relativi alle produzioni zootecniche: «È impegnata a promuovere la sostenibilità ambientale, lavorando a stretto contatto con la ricerca scientifica. E anche a garantire prodotti sani, genuini che sappiano rappresentare il patrimonio dell’Italia tanto tra i nostri consumatori italiani, quanto sul palcoscenico internazionale. Sostenibilità, qualità e gusto saranno le parole d’ordine degli anni a venire».
La riduzione degli sprechi alimentari, infine, è stata presentata come uno dei vari sottocapitoli dell’idea di sostenibilità e quindi come una sfida per l’industria mangimistica italiana. “Si tratta di processi di valorizzazione già in atto da tempo: l’industria mangimistica italiana impiega e valorizza circa 650mila t/anno di coprodotti inviati dall’industria alimentare: prodotti da forno, dell’industria della pasta, dolciaria, amidiera, degli zuccheri, della distillazione, eccetera, per un valore di circa 300 milioni di euro. Obiettivo dell’industria mangimistica è crescere ancora di più: si vuole arrivare a 1 milione di t/anno da impiegare nei mangimi, per un valore superiore al mezzo miliardo di euro».
Altri coprodotti utilizzati dall’industria mangimistica derivano dall’industria molitoria (3 milioni di t, per un valore di 400 milioni di euro/anno) e dall’industria olearia (oltre 4,2 milioni di t, circa 2 miliardi di euro/anno).
L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 12/2016
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