«Più del 60% dei consumatori è disposto a spendere anche qualcosa in più per fare acquisti green, sia perché è attento alla propria salute sia per essere solidale con i produttori agricoli che si impegnano a produrre con sostenibilità ambientale, sociale ed economica». Lo ha affermato Saverio Trettel presidente del Concast – Trentingrana nell’aprire i lavori dell’importante seminario organizzato dal consorzio in collaborazione con Clal e Teseo sul tema della produzione sostenibile nel settore lattiero caseario che ha visto l’aula magna della Fem stracolma di persone.
Assieme agli amministratori dei caseifici aderenti al consorzio erano presenti i vertici della cooperazione trentina, quelli delle organizzazioni professionali agricole, oltre a una serie di esperti a livello nazionale responsabili in molte regioni italiane di progetti di sostenibilità nel comparto lattiero caseario.
«Il nostro impegno – ha proseguito Trettel, non si può limitare a produrre, dobbiamo puntare sempre più sulla qualità ottenuta nel rispetto dell’ambiente e del territorio solo in questo modo assicureremo un futuro ai nostri allevatori».
«Oggi viviamo in un mondo insostenibile, ma per fortuna la situazione sta cambiando. Per essere più sostenibili dobbiamo recuperare le nostre radici agganciandole al futuro», ha sintetizzato Marco Frey, direttore dell’Istituto management “Sant’Anna” di Pisa, parlando di sostenibilità e sviluppo delle produzioni locali in una prospettiva internazionale. A sostegno della sua tesi Frey ha riportato dei dati: «la nostra impronta ecologica – ha affermato – è notevolmente peggiorata: nel 1961 ognuno di noi aveva la disponibilità di tre ettari, nel 2011 la disponibilità è scesa sotto i due».
Ma quale modello di economia prevede? «Un modello più equo, più di qualità, che investe in green, in quanto le imprese che investono su questo fronte esportano di più e meglio anche se sono molto piccole. Ma attenzione non solo green economy ma anche un economia che sappia risparmiare risorse visto che la crisi ha prodotto un forte efficientamento nell’uso delle materie prime».
Dal canto suo il direttore del Consorzio Concast, Andrea Merz, ha ricordato le molte buone pratiche messe in atto in questi anni dagli allevatori trentini che già da molti anni hanno scelto di vietare l’utilizzo di prodotti ogm nella preparazione dei mangimi applicando così il principio della prudenza.
La vice direttrice del Csqa Maria Chiara Ferrarese si è posta la domanda di come sia possibile comunicare al consumatore, sempre più interessato oltre che ai temi sociali anche a quelli ambientali, lo sforzo degli allevatori. La risposta è che diventa fondamentale dimostrare con dei dati l’impegno della filiera, a esempio nel garantire il benessere animale, ma è necessario andare oltre la normativa nazionale per garantire al consumatore dei criteri di riferimento omogenei.
«Le parole chiave della giornata – ha detto Romano Masé, direttore generale del Dipartimento territorio, agricoltura e ambiente della Provincia autonoma di Trento, nel concludere i lavori – sono: valenza territoriale, ruolo della filiera rispetto al mantenimento del territorio e del paesaggio, necessità di investire sulla qualità del processo del prodotto per affrontare meglio i mercati».
Infine, l’assessore all’Agricoltura, Michele Dallapiccola, ha sottolineato l’impegno della Provincia nel sostenere un settore che è strategico non solo per l’agricoltura ma anche per l’intera economia, turismo in testa.
LA TESTIMONIANZA DI TRE ALLEVATORI
La mattinata ha visto un confronto a 360 gradi al quale hanno portato un contributo di concretezza e di grande professionalità anche tre allevatori due trentini e una altoatesiona.
Il giovane Alessio Zomer di Ala (Tn) ha commosso la platea per il suo coraggio e la passione per l’allevamento presentandosi con un intervento pieno di passione per un settore, quello zootecnico nel quale non è facile fare bilancio e sul quale ha investito costruendo una stalla nuova per migliorare la qualità della vita della sua mandria. Egli ha sottolineato come partendo da zero abbia realizzato il suo sogno di una nuova stalla, e come la presenza di un allevatore in paese porti a far girare l’economia anche di altri settori artigianali.
Altrettanto appassionato l’intervento di Franco Morandini di Predazzo (Tn) che ha ricordato il suo impegno nell’assicurare un forte legame con il territorio e nel recupero dei terreni abbandonati, aspetto particolarmente importante in una valle come la Valle di Fiemme, per il turismo. «Fondamentale per la salute della mandria – ha affermato – è la lunga monticazione sia delle vacche in asciutta che di quelle in lattazione».
Per chiudere con Monica Brunelli che gestisce con la famiglia un maso chiuso a Proves, in provincia di Bolzano, a 1450 metri. L’allevatrice ha ricordato i grandi sacrifici degli allevatori e l’importanza di integrare il reddito con l’agriturismo e la vendita diretta di molti prodotti dell’orto in azienda.
Leggi l’articolo su Informatore Zootecnico n. 20/2017
L’edicola di Informatore Zootecnico