Con una nota ufficiale uscita in extremis, il ministero della Salute “ritiene possibile” (questa la formula usata) di rinviare in alcune specifiche situazioni l’obbligo di passare alla versione digitale del Modello IV (Dichiarazione di provenienza degli animali).
In particolare, la nota proviene dalla Direzione generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari e fa riferimento a “Misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovicaprina, leucosi bovina enzootica”.
Perché in pratica il Minsalute dice che, considerate anche le proteste emerse in questi mesi da più parti, si ritiene possibile concedere agli allevamenti situati nei territori ufficialmente indenni da leucosi, brucellosi e tubercolosi bovina-bufalina e brucellosi ovicaprina un ulteriore lasso di tempo per l’adeguamento alla modalità in via informatica del Modello IV.
Nelle situazioni descritte, si potrà dunque proseguire a utilizzare il modello cartaceo.
L’obbligo era teoricamente scattato già lo scorso 24 giugno, a un anno da un’ordinanza del ministero della Salute del 24 giugno 2015 e che prevedeva appunto un lasso di dodici mesi per implementare il nuovo sistema informatizzato di emissione della Dichiarazione di provenienza dei capi allevati.
Una mossa che dava l’addio al vecchio Modello 4 cartaceo (il cosiddetto modello rosa), che veniva compilato e firmato dal solo allevatore se il capo da movimentare andava al macello, e anche dal veterinario Asl se l’animale era destinato ad altro allevamento (ad esempio i vitelli baliotti di un allevamento bovino da latte venduti per l’ingrasso da carne).
Le difficoltà di passare al modello digitale erano però subito apparse notevoli, per vari motivi di ordine pratico che coinvolgono i rapporti quotidiani tra stalla e trasportatore dei capi vivi dall’allevamento al macello o ad altro allevamento.
A cominciare dal fatto che, ancora oggi, in molte aree rurali, Internet fatica ad arrivare. Tanto che la nota appena uscita dal ministero della Salute aggiunge: “La medesima possibilità si ritiene possa essere consentita anche per gli allevamenti di tutto il territorio nazionale che si trovano in zone in cui l’assenza di copertura di rete (fissa e mobile) rende impossibile l’utilizzo degli strumenti informatici e per gli allevamenti siti in quelle Regioni che, essendo dotate di un proprio sistema informativo regionale, non hanno ancora completato le procedure informatiche per l’attivazione della cooperazione applicativa con la Banca dati nazionale”.
Insomma, tutto è rinviato di un anno, sperando che basti, per evitare di aggravare ulteriormente gli allevatori di incombenze burocratiche.
L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 13/2016
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