Granlatte modello di sostenibilità al workshop della Commissione europea

Granlatte fa scuola sualla sostenbilità al convegno tecnico che si è svolto di recente alla Commissione europea anche per un confronto sull'Ocm sdi settore

Granlatte
Secondo la presidente Caselli la sostenibilità ha un costo e per ripagarla occorre pensare ad un Ocm anche per il settore latte

Il percorso verso la sostenibilità della filiera intrapreso da Granlatte negli ultimi anni è passato attraverso diversi step. Il primo ha previsto la creazione di un Comitato tecnico scientifico composto dalle Università di Milano, Brescia e Bologna con la verifica delle emissioni di gas serra di un campione rappresentativo di aziende Granlatte e l’estensione del risultato a tutte le aziende agricole Granlatte.

Simona Caselli

Lo ha spiegato Simona Caselli, presidente della più grande cooperativa italiana di produttori di latte, partecipando al seminario tecnico sulla sostenibilità della Dg Agri convocato dalla Commissione Europea con l’obiettivo di discutere con il gruppo di dialogo civile sui piani strategici della Pac e sulle questioni connesse.

La seconda fase del percorso sulla sostenibilità di Granlatte ha previsto una ricerca che ha preso in esame la produttività, le prestazioni gestionali e le pratiche agronomiche adottate dalle aziende anche in relazione alla collocazione geografica valutando in parallelo il possibile utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e la gestione e il trattamento delle acque reflue.

L'analisi, come ha ricordato Caselli, ha portato alla determinazione, nel 2021, di un'impronta di carbonio della filiera pari a 1,50 kg di CO2 eq per kg di latte crudo. Con l’obiettivo di ridurre del 30% tale dato, sono state intraprese varie azioni e una piattaforma digitale raccoglierà nel giro di qualche mese tutti i dati qualitativi, ambientali e sociali volti a un monitoraggio costante degli indicatori di sostenibilità.

Così la presidente di Granlatte ha portato al tavolo l’esperienza sulla sostenibilità fatta finora da Granlatte e alcune riflessioni in termini di sviluppi politici. Il workshop era finalizzato a raccogliere esperienze sulle condizioni, i vincoli, gli ostacoli, le opportunità e le esigenze di un'agricoltura sostenibile dal punto di vista ambientale compatibilmente con la produttività e la redditività economica/le condizioni di vita degli agricoltori.

«La cooperativa – ha spiegato Caselli – si è assunta gran parte degli oneri di progettazione, organizzazione, gestione dei dati e predisposizione della piattaforma digitale, con risultati positivi e apprezzati dai soci perché i singoli allevatori non sarebbero stati in grado di affrontare la complessità di un tale progetto e questo ha come riflesso anche una riduzione degli oneri burocratici».

Secondo Granlatte il percorso verso la sostenibilità resta fondamentale per affrontare la crisi climatica e favorire la transizione ecologica rafforzando le aziende agricole associate e consolidando in modo significativo la reputazione del marchio Granarolo.

Certificazione Epd sul latte

Un altro passaggio  di Granlatte  è stato il raggiungimento della certificazione Epd sul latte crudo. Questo rappresenta un grande risultato per la cooperativa. Molti sono i prodotti Granarolo e Yomo ad aver ottenuto la certificazione Epd nel corso degli ultimi 20 anni, ma in Italia sul latte crudo si tratta della prima certificazione Epd in assoluto.

La Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Epd) è definita dall'Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (Iso) 14025 come una dichiarazione di Tipo III che "quantifica le informazioni ambientali sul ciclo di vita di un prodotto per consentire la comparabilità".

Il trasguardo del benessere animale

Terzo passo è stato il grande risultato raggiunto sul Benessere Animale: il 100% della filiera Granlatte è certificata Classyfarm e Bonlatte. Classyfarm è la certificazione ministeriale e Bonlatte la certificazione proprietaria, definita con un Gruppo Operativo d’Innovazione finanziato dalla Regione Emilia-Romagna.e da fondi UE, che contempla un significativo numero di indicatori aggiuntivi e fornisce all'allevatore una serie di indicazioni per migliorare nel tempo. Tutti i dati sono inseriti nella piattaforma digitale della cooperativa.

Dieci iimpianti di biometano in tre anni

In parallelo sul fronte dell’economia circolare Granlatte ha avviato il Progetto Biometano di filiera che prevede la costruzione di 10 impianti consortili in 3 anni situati in diverse regioni italiane. Essi produrranno 30 milioni di metri cubi all'anno di metano, ovvero l'equivalente di quanto necessario in termini di energia termica negli stabilimenti italiani di Granarolo, 500.000 tonnellate all'anno di fertilizzante naturale (digestato), evitando l'emissione in atmosfera di 60.000 tonnellate di CO2 eq.

A oggi 5 impianti consortili sono stati avviati: Gran Metano Mantova (formalizzato), Gran Metano Cremona (formalizzato), Gran Metano Brescia (formalizzato), Gran Metano Crema (ufficializzata la partenza a dicembre 2023), Gran Metano Varese (ufficializzata la partenza a dicembre 2023). Tre invece sono gli impianti di filiera proprietari già in funzione.

La salvaguardia degli insetti impollinatori

In termini di biodiversità è stato siglato un accordo con Conapi per la sottoscrizione di un disciplinare di buone pratiche agricole per la salvaguardia degli insetti impollinatori e la collocazione di arnie all’interno degli allevamenti. Attualmente nelle aziende agricole Granlatte sono presenti 350 alveari sparsi in diverse regioni italiane, per un totale di 17.450.000 api.  Ne deriva per gli allevatori la possibilità di richiedere finanziamenti nell'ambito dell'Ecoschema 5 della PAC 2023-2027. E da gennaio 2024 Granarolo è la prima azienda con il marchio "ApprovedByConapiBees" presente anche sulla confezione del Latte Biologico Granarolo.

Da ultimo fra le iniziative rivolte a una transizione sostenibile vi è anche la partenza a fine 2023 di un corso di formazione rivolto ai giovani agricoltori soci di Granlatte di età compresa tra i 25 e i 40 anni che mira a fornire strumenti concreti per far crescere le aziende nel segno della sostenibilità misurata, governando l'efficienza tecnica ed economica e promuovendo la condivisione e la capitalizzazione di conoscenze, esperienze e soluzioni.

Ocm di settore a sostegno degli allevatori

Secondo Caselli gli allevatori devono essere sostenuti in questa fase di grandi cambiamenti per le loro aziende, anche in prospettiva dell’entrata in vigore della nuova direttia Corporate sustainability reporting direttiva.

Le risorse private dovranno comunque essere affiancate da quelle delle politiche pubbliche, che mantengono un ruolo fondamentale. Data la natura frammentata delle aziende agricole italiane ed europee, un'adeguata diffusione di queste innovazioni in tempi ragionevolmente brevi è possibile solo se affrontate in forma aggregata (cooperative, organizzazioni di produttori, filiere).

Uno strumento come l'Ocm, applicato anche al settore lattiero-caseario, a supporto dei Piani d'Azione per la Sostenibilità e degli investimenti nella digitalizzazione, nella certificazione e nei sistemi di controllo, sarebbe di aiuto per consentire una efficace transizione ecologica delle nostre filiere.

L’Ocm potrebbe fornire strumenti utili per favorire l'adozione di buone pratiche innovative, e può essere utilmente affiancato alle misure agro-climatico-ambientali dei Psr (benessere animale, biologico, agroenergia, biodiversità) ed agli eco-schemi della Pac (benessere animale, riduzione dei farmaci, biologico) utili a sostenere gli agricoltori nella fase di transizione.

Come ha sottolineato Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, «le cooperative del settore agroalimentare non hanno avuto bisogno di aspettare il green new deal per interventi concreti per migliorare le proprie produzioni dal punto di vista della sostenibilità. Lo hanno fatto sempre, seguendo la stella polare del reddito del produttore».

Perché, spiega Maretti, «la vera sfida che deve unire agroalimentare e ambiente è quello di avere imprese agricole attive partecipanti alla transizione ecologica e non un ambiente migliore perché le imprese chiudono. Le cooperative in questo aggiungono la necessità di garantire questi elementi in futuro perché sono un “testimone” che le diverse generazioni di agricoltori si passano tra loro».

 

Granlatte modello di sostenibilità al workshop della Commissione europea - Ultima modifica: 2024-02-27T21:49:16+01:00 da Francesca Baccino

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome