Il Ciwf: miglioriamo così il benessere delle vacche

benessere delle vacche
Elisa Bianco è la responsabile del Settore Alimentare di Ciwf (Compassion in World Farming) in Italia.
Quali percorsi praticare per rinsaldare il rapporto di fiducia con il consumatore

Continua a crescere l’attenzione e l’interesse dei consumatori per il benessere animale, prova ne è, ad esempio, il numero crescente di etichette e pubblicità che ne parlano. Ma cosa vuol dire per un consumatore benessere animale nel caso delle vacche da latte? E a cosa dovrebbero pensare gli allevatori per seguire questa nuova sensibilità?
In generale, il benessere animale ha a che fare con una migliore qualità di vita: buona salute fisica, espressione di comportamenti naturali e possibilità di provare esperienze positive. Da un punto di vista produttivo, migliorare il benessere vuol dire avere animali meno stressati, che si ammalino meno e producano di più, il che significa migliorare la produttività.
Nel caso delle vacche da latte, un numero sempre maggiore di ricerche mostra come ridurre i casi di mastiti e di zoppie e migliorare il comfort abbia un impatto positivo sulla produttività: ad esempio, i costi associati al trattamento e alla prevenzione delle mastiti possono arrivare fino a 240 € per vacca all’anno, mentre animali con zoppie molto gravi possono produrre fino a 424 kg di latte in meno per vacca all’anno.

Libertà di movimento

Il settore lattiero-caseario italiano presenta un quadro eterogeneo e, per certi versi, complicato, ma è estremamente importante iniziare a identificare le priorità su cui investire per dare vita a filiere capaci di rispondere alle sfide del futuro e alle richieste di consumatori sempre più esigenti.
Per prima cosa è indispensabile iniziare a pensare in termini di filiere segregate e tracciabili, che consentano di sviluppare piani di miglioramento per affrontare questioni chiave e strutturali per il benessere, a partire dalla conversione delle stalle a stabulazione fissa.

Nella sua definizione universalmente riconosciuta, la libertà di movimento è una delle 5 libertà necessarie per potere parlare di benessere animale ed è un concetto cui i consumatori sono particolarmente sensibili, come dimostra la spinta data in questi anni al settore delle uova dove sono ormai innumerevoli le aziende che hanno dovuto sviluppare piani di conversione per abbandonare le gabbie.
La conversione di stalle a posta fissa richiede interventi economici importanti, che necessitano di tempo per essere realizzati, però è importante iniziare a investire nella conversione dove possibile, perché non si può parlare di benessere animale se agli animali non è garantita libertà di movimento.

Gestione razionale del farmaco

Con l’entrata in vigore della nuova normativa che vieta l’utilizzo profilattico di antibiotici a partire dal 2022, un altro elemento importante su cui iniziare a riflettere è come attuare una gestione razionale del farmaco, abbandonando i trattamenti di routine soprattutto durante la fase di asciutta.
Perché questo accada, è importante investire in benessere animale e biosicurezza per limitare l’antibioticoresistenza e continuare ad avere antibiotici che siano efficaci per gli animali e per le persone.

Accesso all’aperto

Un ultimo punto da considerare in un’ottica di competitività e di risposta alle richieste dei consumatori è quello dell’accesso all’aperto delle vacche, che rappresenterà sempre di più il vero passo avanti del settore lattiero-caseario. Sicuramente nel quadro italiano le problematiche legate al pascolo sono molteplici e, per essere risolte, richiedono anche forti impegni politici e istituzionali; ma al di là di ogni considerazione di carattere etico e comportamentale, dare agli animali la possibilità di accedere all’esterno aiuta a migliorare la salute di zoccoli e mammelle, aspetti importanti in termini di benessere e produttività.
Si tratta sicuramente di percorsi lunghi che richiedono tempo, ma bisognerebbe iniziare a vedere il pascolo come parte integrante del concetto di benessere animale, oltre che come componente imprescindibile della filiera biologica.

Quale comunicazione

Il benessere animale è un tema che sta sempre più a cuore ai consumatori e alle aziende e, definite le priorità in allevamento, resta da trovare un modo appropriato e trasparente per comunicare questo percorso di miglioramento ai consumatori.
Al momento in Italia la tendenza è comunicare un’equivalenza tra benessere animale e monitoraggio di alcuni indicatori basati sugli animali, come accade ad esempio nella certificazione basata sul sistema CreNBA. Mentre da un lato è sicuramente vero che il monitoraggio degli indicatori è uno strumento di estrema importanza per capire qual è il livello di benessere in stalla, la loro mera valutazione non ha nessun significato in termine di benessere, se non accoppiata alla definizione di standard strutturali minimi e a un piano di miglioramento degli indicatori, o, in altre parole, se non accompagnata dall’indicazione del metodo di allevamento.
Si tratta sicuramente di una nuova sfida, a cui come Ciwf saremo felici di dare il nostro supporto. Per affrontarla è però importante partire da alcuni elementi chiari e condivisi perché in gioco, oltre al benessere degli animali, vi è la fiducia dei consumatori nelle comunicazioni delle aziende e, di conseguenza, nelle filiere.


Il Premio Benessere Animale 2020 del Ciwf alla casearia Sant’Anna di Anzola (Bo)

Sono stati assegnati i Premi Benessere Animale 2020 di Ciwf: 34 le aziende premiate tra Europa, Cina e Stati Uniti. Quattro i vincitori italiani: Fattoria Roberti, Fresystem e Marr, a loro il Premio Good Egg, e Casearia Sant’Anna, che ha ricevuto la Menzione d’Onore Good Milk.

benessere delle vacche

benessere delle vacche

I Premi Good Egg sono consegnati alle aziende per il loro impegno a eliminare non solo le gabbie arricchite per le galline ovaiole, ma anche i cosiddetti sistemi combinati. Mentre la Menzione d’Onore Good Milk viene consegnata alle aziende che si impegnano a migliorare il benessere delle vacche da latte allevate nelle loro filiere, eliminando gli allevamenti a posta fissa e garantendo l’accesso al pascolo a tutta la mandria.
Compassion dunque quest’anno ha consegnato una Menzione d’Onore Good Milk per il benessere delle vacche da latte a Casearia Sant’Anna, di Anzola Emilia (Bo), azienda pro-duttrice di Parmigiano Reggiano secondo il metodo biologico. In seguito a un percorso avviato nel 2018, Casearia Sant’Anna ha attuato uno standard di produzione che prevede monitoraggio di indicatori di benessere animale per le vacche e libertà di accesso al pascolo per tutti gli animali della mandria.
Dichiara Giulio Ghiaroni, socio amministratore di Casearia di Sant’Anna: “Siamo orgogliosi di aver ricevuto questo riconoscimento, che rappresenta valori che abbracciamo da tempo. Crediamo fortemente che sia imprescindibile il rapporto fra la qualità di un formaggio disciplinato da una dop e forte di una tradizione lunga nove secoli come il Parmigiano Reggiano e la salute delle bovine da latte”.
Nelle due foto Giulio Ghiaroni, della Casearia Sant’Anna, e Chiara Ghiaroni, responsabile dell’alleva-mento San Silvestro, di San Cesario (Mo), che conferisce latte alla Case-aria Sant’Anna.

Il Ciwf: miglioriamo così il benessere delle vacche - Ultima modifica: 2020-09-01T12:01:02+02:00 da Lucia Berti

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