Desidero fare alcune riflessioni su un sistema - quello costituito dall’Aia e dalle sue articolazioni periferiche - che rappresenta tuttora un modello di servizi ben valido. E che definirei “moderno” nonostante abbia da poco compiuto i 75 anni di vita.
Aia è una organizzazione che mantiene ancora oggi la propria efficacia e che a mio avviso è assolutamente adatta per accompagnare la zootecnia italiana nelle impegnative sfide imposte dai mercati, dalle politiche di settore e dai consumatori.
Ovviamente non sono così ingenuo da pensare che Aia sia esente da criticità o inefficienze. È sempre possibile e necessario organizzare meglio e in modo più efficiente le attività, far crescere le professionalità ed innovare i servizi. Insomma, per stare al fianco delle imprese che si evolvono anche Aia deve sempre porsi l’obiettivo di fare di più e meglio. E su questo non si discute.
Presenza capillare
Voglio invece porre l’attenzione sulle caratteristiche peculiari del nostro Sistema allevatori.
Parto dall’articolazione territoriale. La presenza capillare sull’intero territorio nazionale rappresenta il sistema organizzativo più adatto per servire la zootecnia italiana. Quest’ultima è caratterizzata da una grande varietà di sistemi in cui coesistono modelli allevatoriali estremamente diversi. Si passa dagli allevamenti che esaltano le grandi potenzialità produttive delle pianure a quelli della montagna o delle aree più interne che spesso definiamo “allevamenti custode”, il cui valore si misura anche nella insostituibile funzione di tutela del territorio, della biodiversità e dell’ambiente.
Si tratta di modelli d’impresa diversi, che rispecchiano l’eccezionale variabilità dell’agricoltura italiana e delle sue produzioni di eccellenza, che si sono adattati ai territori, agli ambienti, alle culture agroalimentari del nostro Paese e che devono poter accedere, tutti indistintamente, ai servizi ed all’assistenza tecnica.
Qualcuno potrebbe obiettare che una organizzazione così ampia e diffusa rischia di essere inefficiente, statica, costosa. In realtà, in questi ultimi anni Aia ha dato prova di sapersi riorganizzare radicalmente e profondamente, regionalizzando, accorpando sedi, razionalizzando gli organici e le strutture per rendere più flessibile ed efficiente un’attività che altrimenti avrebbe dovuto chiudere i battenti.
Se sarà necessario cambiare ancora, a fronte di mutate condizioni, lo sapremo fare, sempre garantendo la qualità del servizio.
Standard operativi
Un altro grande punto di forza è rappresentato dagli standard operativi. Mi spiego meglio: la raccolta dei dati produttivi e riproduttivi negli allevamenti è indispensabile per gli allevatori e per i loro tecnici, per le associazioni che fanno miglioramento genetico, per le aziende di trasformazione, per le Istituzioni e gli enti di ricerca.
Tuttavia i dati hanno realmente valore solo quando sono attendibili e accurati. Le routine operative adottate dal personale tecnico di campagna, le verifiche ispettive interne, la calibratura costante delle attrezzature dei laboratori e l’accreditamento delle analisi garantiscono la qualità delle informazioni e della banca-dati di Aia.
Non è un caso se oggi Aia è capofila del progetto denominato Leo per la creazione di una piattaforma informatica unica in Europa in cui verranno riuniti tutti i dati della zootecnia italiana. Uno strumento eccezionale che sarà a disposizione di imprese, tecnici, veterinari e consulenti per dare ulteriore impulso al settore dell’allevamento valorizzando la qualità e la salubrità delle produzioni, la biodiversità ed il benessere animale.
I risultati ottenuti
Non mi dilungo su altri temi non meno importanti come, ad esempio, le collaborazioni di livello nazionale ed internazionale con il mondo della ricerca, l’attività di formazione e di divulgazione, l’innovazione tecnologica ed informatica e così via. Il discorso, però, si farebbe un po’ troppo lungo.
Chiudo invece con un esempio concreto sui risultati ottenuti dal Sistema Allevatori a beneficio delle aziende zootecniche e di tutto il comparto. I dati e le analisi prodotti da Aia che vengono utilizzati per il miglioramento genetico e per la gestione delle mandrie hanno contribuito a portare la produzione di latte a capo - nel caso della razza Frisona - dai 91 quintali del 2010 agli oltre i 100 quintali di oggi.
Anche per questo Aia continuerà ad essere un valido partner per gli allevatori, chiamati a rispondere alle richieste di sostenibilità economica, produttiva e ambientale che vengono dai mercati e dalla società.