L’assemblea di Trentingrana - Concast, il Consorzio dei Caseifici Sociali del Trentino, è stata l’occasione per fare il punto sul settore con il bilancio 2014 e le prospettive 2015 nel dopo quote latte. Il presidente del Concast Ivo Zucal ha lanciato l’allarme sul futuro del settore lattiero caseario in montagna. Se non vi saranno azioni specifiche per la montagna da parte dell’Unione europea, ha affermato, “le aziende zootecniche delle nostre valli saranno costrette a chiudere. Nell’arco di un anno, dal febbraio del 2014 a quello del 2015, le quotazioni del latte hanno fatto registrare un calo nell’ordine del 30%, di conseguenza il settore è passato da un 2013 quasi di euforia a una situazione di depressione”.
Ciò nonostante almeno per il 2014 il prezzo del latte conferito ai caseifici trentini si è salvato abbastanza, al punto che la liquidazione media è stata di 0,56 euro al litro e il valore del conferimento liquidato agli associati è stato pari a 40 milioni, con cali contenuti rispetto a quanto avviene in altre regioni italiane. Il valore della produzione è stato invece pari a 55 milioni 901 mila euro. “Certo, questo stato di incertezza ha fatto chiudere altre stalle, in un anno siamo passati da 726 a 712. Per fortuna si registra un’inversione di tendenza fra i giovani: diversi hanno costituito nuove aziende”.
Ma quali le cause principali che hanno determinato questa situazione? Da una consistente domanda mondiale, cinese in particolare, di latte e derivati, con il conseguente aumento dei prezzi, si è passati a un rallentamento dell’import cinese e nel contempo al blocco delle esportazioni in Russia. Ma non solo, abbiamo assistito anche a una stagnazione dei consumi sia a livello europeo che soprattutto nazionale; e l’approssimarsi della fine delle quote di produzione ha contribuito a un arretramento costante delle quotazioni.
Ad affermarlo Zucal, che ricorda come in questo quadro anche il prezzo del Trentingrana abbia sofferto. La conseguenza è il calo della produzione, che si è fermata sotto le 100mila forme, nel 2014 ne sono state vendute poco più di 94mila mentre il conferimento al Trentingrana è stato superiore alle 97mila forme, con un meno 6,7% sul 2013, e per quest’anno è prevista la produzione di 95-96mila forme.
Quali i rischi? “Pur in presenza - ha detto il presidente - di una tendenza positiva del mercato lattiero caseario mondiale nel medio e lungo periodo, senza una politica lungimirante dell’Ue è a rischio la zootecnia di montagna che è destinata a scomparire”.
Per questo è importante l’iniziativa assunta dall’assessore Michele Dallapiccola, presente all’assemblea, che assieme ai colleghi dell’arco alpino ha incontrato il Commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan, con l’obiettivo di sollecitare una rete di sicurezza per le aziende di montagna. Apprezzamento è stato rivolto alla Provincia di Trento che punta finalmente alla soluzione dell’annosa questione dell’affidamento delle malghe, che spesso vanno a soggetti che nulla hanno a che vedere con gli allevatori trentini, per poterle affidare agli allevatori trentini.
La produzione di latte in Trentino è stata nel 2014 di 1 milione 380 mila quintali e di questi l’80% è stato conferito alle strutture cooperative provinciali. La burreria ha prodotto 14.789 quintali di burro che son ostati liquidati 4,15 euro a kg, mentre il sierificio ha raggiunto il valore record di 77 mila 638 quintali con un prezzo medio di vendita di 80 euro al quintale.
Il laboratorio d’analisi ha esaminato 22.387 campioni per il pagamento del latte a qualità. La linea formaggi tradizionali ha sfiorato i dieci milioni di euro di fatturato, mentre soddisfazione è stata espressa per l’ottenimento della dop per il Puzzone di Moena.
FEDERAZIONE ALLEVATORI DEL TRENTINO.
UN 2014 SEGNATO DALLA CRISI
Si è riunita l’assemblea annuale della Federazione degli Allevatori del Trentino. La Federazione raggruppa la quasi totalità degli allevatori trentini, i soci sono 1.167 e le stalle di bovini da latte sono 706. Il resto sono allevamenti di ovicaprini e conigli. Qui il presidente facente funzioni Antonio Cenci, ha detto: “Il 2014 è stato per gli allevatori trentini un anno difficile, le condizioni meteo avverse hanno portato a una produzione di foraggio scarsa e di modesta qualità, creando qualche problema anche nella produzione del latte di qualità. Il consumo della carne rossa è calato e anche il nostro spaccio aziendale dopo un decennio di costante aumento del fatturato ha visto una riduzione del 9%”.
In calo costante anche il prezzo del latte, problema complicato anche dalla fine del regime delle quote, e i costi di produzione in aumento stanno mettendo in ginocchio gli allevatori di montagna. Il futuro che ci attende, ha aggiunto Cenci, “non è privo di grandi incertezze e preoccupazioni. Per questo sosteniamo l’urgenza di un’alleanza strategica di sistema per la difesa del reddito degli allevatori”.
Il numero delle stalle è abbastanza stabile, dopo l’enorme calo degli ultimi decenni, così pure il numero di capi, ha ricordato il direttore Claudio Valorz. Il numero dei capi si attesta sui 46mila: 26 mila sono vacche da latte delle quali quasi il 90% si avvale dei controlli funzionali della Federazione.
La produzione per capo si attesta in media sui 73 quintali per lattazione. Per quanto riguarda l’ingrasso siamo sui 5.000 capi allevati, la metà dei quali fa riferimento alla Federazione per la commercializzazione.
Il valore della produzione, fra ricavi e servizi prestati, è sceso sotto i 12 milioni di euro contro i 12,5 del 2013 come conseguenza del calo delle vendite. Nonostante la crisi proseguono gli investimenti (390mila euro), segno di fiducia nel futuro, mentre l’avanzo di gestione è sceso da 116 mila euro a 45 mila.
Di fronte a questa situazione è forte la sollecitazione d’intervento alla politica. “Ma la cosa è difficile - ha affermato l’assessore all’Agricoltura Michele Dallapiccola - a breve avremo l’operatività del Psr, con una disponibilità di 300 milioni da qui al 2020, ma non potremo fare l’integrazione con fondo della Provincia di 160 milioni fatto sul precedente Psr”.