Sempre più latte nell’Ue: i dati dello Short-term outlook della Commissione

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Considerando l'evoluzione delle mandrie da latte, del livello attuale del prezzo e delle condizioni meteorologiche, la Commissione Ue si aspetta un ulteriore aumento (dell'1,2%) delle consegne di latte continentali.

In Europa si fa sempre più latte. Nel primo trimestre di quest'anno, le consegne a livello unionale sono risultate del 2% superiori a quelle registrate nello stesso periodo dell'anno scorso. Un aumento però al di sotto delle previsioni. Secondo la Commissione europea – che periodicamente stila un Short-term outlook (Previsioni a breve termine) – nonostante nei primi mesi del 2018 la mandria di capi da latte a livello Ue si sia mantenuta costante, la crescita della produzione complessiva di latte era attesa anche più elevata. L'andamento meteorologico degli ultimi mesi ha contribuito non poco a mitigare l'incremento della raccolta di latte. In pratica, in alcune aree del Vecchio Continente si sono verificate condizioni di freddo e precipitazioni eccessive mentre in altre zone è stata la siccità a mettere a repentaglio la produzione lattiera. Irlanda, e in parte anche la Francia, sono stati i paesi più colpiti. A questo si aggiunge il caso dei Paesi Bassi, il cui calo nelle consegne di latte è anche dovuto ai vincoli sulle emissioni di fosfato istituiti in quel Paese negli ultimi anni.
Viceversa, secondo l'Outlook della Commissione, la raccolta di latte nel primo trimestre dell'anno è risultata in aumento significativo in Germania, Italia, Polonia, Spagna e Belgio.

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Variazioni di produzione, export, import e consumi 2017 e 2018

L'andamento del prezzo

Anche se meno intenso del previsto, l'incremento della raccolta di latte nell'Unione europea – al quale si aggiunge una produzione in salita anche a livello mondiale (si veda box) – ha comportato un cedimento del mercato del prodotto crudo alla stalla, con prezzi in discesa che hanno raggiunto, ad aprile, il picco basso di euro 33/100 kg. Secondo i calcoli della Commissione, si tratta di un livello del 2% inferiore allo stesso mese del 2017, ma soprattutto dell'1% più basso della media calcolata negli ultimi cinque anni.
Che si tratti di livelli contenuti lo conferma il confronto con il prezzo equivalente calcolato considerando i costi di mercato di latte scremato in polvere (Smp) e burro. In questo caso – sempre secondo lo Short-term outlook – il prezzo del latte corrisponderebbe a 36 euro/100 kg, un dato relativamente elevato da ascrivere tuttavia all'impennata del prezzo del burro registrata a vari livelli nei mesi scorsi e, anche se in misura minore, dalla ripresa alle quotazioni del latte scremato in polvere dopo mesi di mercato depresso con forti accumuli di scorte.

Le previsioni Ue

Ma come può evolvere la situazione del comparto latte nei prossimi mesi? La Commissione europea, sulla base dell'analisi dei dati raccolti, fa qualche previsione. Nel resto del 2018, considerando l'evoluzione della mandria da latte complessivamente presente nell'Ue, del livello attuale del prezzo del latte e delle condizioni meteorologiche previste è probabile che le consegne di latte a livello continentale aumentino dell'1,2% rispetto al 2017. Questo dato – viene specificato nell'Outlook – comprende gli ulteriori aumenti di produzione che si dovrebbero registrare nel secondo trimestre dell'anno (+1,3%) e nel terzo trimestre dell'anno (+1%); mentre è probabile che la raccolta di latte prevista per l'ultimo trimestre si mantenga allo stesso livello dello scorso anno. Questo aumento produttivo sarà guidato in particolare dalla Germania, dalla Polonia, dal Belgio e dall'Italia, che già oggi stanno aumentando le loro consegne in modo significativo. Non solo: le dinamiche relative alla rimonta di stalla e alla resa in foraggio che si stanno osservando in Francia e in Irlanda fanno prevedere recuperi di produttività pure in quelle aree.

La tendenza a livello internazionale

Anche livello internazionale la produzione di latte è in crescita. In generale, nel corso del 2017 le consegne di latte nei paesi maggiormente produttori sono aumentate del 2% nei confronti del 2016. Se ancora non vi sono dati precisi, le stime indicano che nei primi mesi del 2018 il trend di aumento produttivo sta tenendo lo stesso passo.
In Nuova Zelanda – come informa l'Outlook sulle produzioni agricole e zootecniche appena pubblicato dalla Commissione Ue – la stagione del latte va da giugno a maggio e in genere registra un picco in autunno. Oggi, dopo due anni di produzioni in declino causate di prezzi bassi e di sfavorevoli condizioni meteorologiche, la raccolta del latte sembra essersi stabilizzata.
In Australia, che chiude la stagione produttiva a giugno, le cose vanno decisamente meglio. Ad aprile di quest'anno il Paese ha registrato un aumento cumulato di raccolta di latte su base annua pari al 3,5%.
Continua intanto la corsa statunitense alla produzione lattiera. Nell'ultima stagione, che ha chiuso a marzo, la produzione negli Usa è infatti cresciuta di nuovo, registrando un +1,5%. C'è da aggiungere che già nel corso del 2016, gli Stati Uniti sono apparsi gli unici concorrenti diretti dell'Ue che hanno visto aumentare le consegne di latte: hanno così aumentato il proprio tasso di autosufficienza e questo comporta una perdita quale sbocco alle esportazioni di altri paesi.
Nel complesso – secondo quanto indica l'Outlook dell'Ue – l'offerta mondiale di latte sta crescendo, e dunque ci si aspetta una maggiore pressione al ribasso sui mercati del prodotto crudo alla stalla. Tuttavia – conclude lo studio della Commissione – la domanda mondiale rimane forte e questo dovrebbe sostenere i prezzi del mercato mondiale del latte.

Coldiretti: +7% l'export dei formaggi made in Italy in Gran Bretagna

Le esportazioni di formaggi e latticini italiani in Gran Bretagna sono aumentate del 7% con un balzo record del 15% per Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel primo quadrimestre del 2018 rispetto all’anno precedente. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’allarme lanciato dal quotidiano britannico Guardian sulla base di un rapporto della London School of Economics che sottolinea come i prodotti lattiero caseari in Gran Bretagna potrebbero diventare beni di lusso per l’aumento dei costi di importazione. Uno scenario che – sottolinea la Coldiretti – avrebbe effetti negativi sui consumi dei prodotti esteri e favorirebbe la produzione locale anche con il rischio dell’affermarsi di prodotti di imitazione del made in italy. Nel 2017 – conclude la Coldiretti – le esportazioni di formaggi e latticini italiani in Gran Bretagna sono state pari a 241 milioni di euro dei quali 77 milioni per Parmigiano Reggiano e grana padano e 57 per la Mozzarella di bufala campana.

Sempre più latte nell’Ue: i dati dello Short-term outlook della Commissione - Ultima modifica: 2018-08-02T17:22:35+02:00 da Mary Mattiaccio

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