Carne Sostenibile

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I relatori del workshop “Sustainable beef quality for Europe”, Sala Crociera Alta di Studi Umanistici dell’Università di Milano.
Servono più qualità, salubrità e rispetto per l’ambiente. Solo così il settore delle carni bovine Ue potrà rialzarsi in piedi. A dirlo sono stati alcuni esperti in occasione del workshop “Sustainable beef quality for Europe” organizzato recentemente a Milano

L’1 e il 2 ottobre scorso, presso la Sala Crociera Alta di Studi Umanistici dell’Università di Milano, si è tenuto il workshop “Sustainable beef quality for Europe” organizzato dal Crpa di Reggio Emilia in collaborazione con l’Ambasciata del Regno Unito, l’Agri-food and biosciences institute di Belfast e l’Università di Milano.

In occasione di tale evento, rivolto al mondo accademico, all’industria delle carni e agli allevatori di bovini da carne, sono state messe in luce, tra le altre cose, alcune possibili strategie utili a risollevare il settore della carne bovina, ormai in declino in molti paesi europei, compreso il nostro: è fondamentale incrementare la qualità e la salubrità delle carni, la sostenibilità ambientale della filiera e l’informazione per il consumatore, anche in previsione del forte e futuro aumento della domanda.

Il calo dei consumi in Italia

L’Ue, oltre ad essere il terzo produttore mondiale di carne bovina, ha spiegato Vittorio Dell’Orto, del dipartimento di Scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare (Vespa) dell’università di Milano, è anche uno dei continenti con i più alti tassi di consumo; in particolare, l’Italia è da sempre un attore chiave per questa tipologia di mercato.

Tuttavia, negli ultimi anni il nostro Paese ha assistito a un calo dei consumi relativi a questo prodotto; a determinare ciò, oltre alla grave crisi economica che ci ha colpito, sono stati diversi fattori, tra questi:

- principi etici e morali, sempre più diffusi e che influenzano in maniera significativa il comportamento dei consumatori, soprattutto quando si parla di sistema di allevamento intensivo;

- minore qualità percepita del prodotto;

- maggiore preoccupazione da parte del consumatore nei confronti della salubrità di tale alimento;

- maggiore attenzione da parte del consumatore nei confronti dell’elevato impatto ambientale di questa filiera che la rende poco sostenibile.

Soluzioni concrete per “rialzare” il settore

Per contrastare questi aspetti e rialzare il settore dal declino, ha sottolineato Dell’Orto, l’industria della carne bovina si sta oggi impegnando a trovare soluzioni concrete che puntano a migliorare le caratteristiche nutrizionali della carne bovina, ridurre l’impatto ambientale generato dalla filiera e garantire una corretta informazione al consumatore. Intervenire nell’alimentazione animale, ha spiegato Dell’Orto, risulta essere una strategia valida: somministrando ad esempio semi di lino agli animali si può incrementare in maniera significativa i livelli di omega 3 delle carni; gli oli essenziali e i loro componenti attivi sono perfino in grado di ridurre la produzione di metano e aumentate l’efficienza alimentare delle razioni.

Per quanto riguarda il benessere animale e la biosicurezza invece, ha affermato Dell’Orto, l’Italia si sta muovendo verso la creazione di innovativi sistemi di valutazione: l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (Izsler) ha già sviluppato un sistema di valutazione del benessere e della biosicurezza che permette una classificazione delle aziende. Infine, tutte le informazioni derivanti da tale sistema potranno essere apposte su etichetta al fine di garantire maggiori informazioni per il consumatore.

L’uso di dispositivi on-line per la valutazione della qualità della carne al macello, ha proseguito Dell’Orto garantisce agli allevatori un feedback costante e affidabile sulla qualità dei loro prodotti. Le future applicazioni prevedono inoltre l’inclusione dei caratteri “qualità della carne” e “efficienza alimentare” all’interno dei sistemi di selezione genetica, oltre che l’applicazione di innovative strategie di prevenzione e valutazione del rischio al fine di ridurre l’utilizzo di antibiotici.

Inoltre, per quanto riguarda la qualità delle carcasse si punta a un miglioramento dell’attuale sistema di classificazione “Europ”. Infine, anche l’adozione di tecnologie come packaging innovativi per migliorare la durata e l’aspetto del prodotto possono contribuire positivamente alla ripresa del settore.

La situazione economica

I prezzi delle carni bovine nel nostro paese, ha spiegato Kees de Roest, dell’Ufficio economia del Crpa di Reggio Emilia, sono tra i più alti di tutta Europa; tuttavia, a causa degli elevati costi di produzione, la redditività delle aziende bovine è negativa ormai da qualche anno. Negli ultimi tre anni, ha detto De Roest, le macellazioni bovine hanno registrato un declino dell’11%, mentre negli ultimi 4 anni le importazioni dei capi da ristallo sono diminuite del 17%, come conseguenza delle progressive chiusure degli allevamenti e del calo dei consumi, scesi a 19,9 kg annui pro capite. Pertanto, gli allevatori si trovano oggi ad affrontare un periodo difficile, caratterizzato da un continuo declino dei consumi dovuto alla crisi economica che ha eroso il reddito reale e all’insoddisfazione crescente del consumatore nei riguardi di questo prodotto.

I premi Pac, ha aggiunto De Roest, sono riusciti a compensare le perdite fino a quest’anno, ma con la nuova programmazione europea che porterà a un calo del 40% dei premi Pac fino al 2020 (rispetto al 2014), questo non potrà più accadere.

L’unica ancora di salvataggio, ha aggiunto De Roest, sarà rappresentata dai premi accoppiati per i bovini da carne: bonus che potranno arrivare fino a 70 euro per animale.

Sostenibilità ambientale a rischio

Secondo le stime della Fao, nel 2050 gli abitanti del pianeta aumenteranno di circa un terzo rispetto agli attuali 6,9 miliardi, e con questi aumenterà anche la domanda di beni alimentari (di circa il 70%), in particolare di prodotti di origine animali, considerati più nobili.

Al fine di soddisfare questa domanda, ha spiegato Nigel Scollan, dell’Institute of biological, environmental and rural science, dell’Università di Aberystwyth, Regno Unito, la produzione globale di carne e latte è destinata a diventare più del doppio di quella attuale.

In particolare, il maggior aumento di produzione è previsto per i paesi in via di sviluppo. Questo importante incremento delle produzioni potrebbe tradursi in un forte calo della sostenibilità ambientale. In particolare, per quanto riguarda la produzione di carne bovina, i potenziali danni provocati all’ambiente potrebbero essere notevoli.

Diventa pertanto di fondamentale importanza trovare strategie che consentano una maggiore produzione, ma che, nel contempo, non impattino in modo significativo sull’ambiente.

Una valida strategia, ha spiegato Scollan, è quella di investire nella ricerca al fine di sostenere lo sviluppo dei sistemi di allevamento più sostenibili.

Il progetto Eurobeef

Da quanto emerso dal workshop “Sustainable beef quality for Europe”, l’incremento della competitività del settore europeo delle carni bovine può essere perseguito attraverso leve di ricerca e sviluppo.

Solamente la determinazione di standard internazionali in grado di valutare la qualità della carne bovina, ha detto Jean-François Hocquette, dell’Inra (Institut national de la recherche agronomique, Istituto nazionale della ricerca agronomica francese), permetterebbe l’individuazione e il perseguimento delle strategie di sviluppo più sostenibili per il settore della carne bovina.

Così, nel giugno di quest’anno, rappresentanti di alcuni organismi del settore (vedi Box “I partners del progetto”), tra cui il Crpa di Reggio Emilia, hanno proposto il progetto “Eurobeef 2015”, con l’obiettivo di favorire l’innovazione lungo l’intera filiera delle carni bovine.

La richiesta di finanziamento avanzata all’Ue, ha spiegato Hocquette, si inserisce nell’ambito di Horizon 2020 (programma quadro dell’Ue per la ricerca e l’innovazione; vedi ec.europa.eu).

Secondo quanto riportato da Koenraad Duhem, dell’Institut de l’élevage di Parigi, e Linda Farmer, dell’Agri-food and biosciences institute di Belfast, Eurobeef rappresenta una vera e propria rete tematica destinata a collegare le diverse filiere europee e favorire gli scambi tra i propri stakeholder. Con le attività di networking previste dal progetto, ha aggiunto Duhem, si cercherà di creare un dialogo tra professionisti e ricercatori di tutte le regioni coinvolte nel progetto, che consentirà lo scambio delle informazioni da una regione all’altra. Uno degli obiettivi principali, ha sottolineato Duhem, è quello di individuare e rendere disponibili strumenti di previsione su scala europea che aiuteranno l’industria a garantire la qualità e la sostenibilità delle produzioni di carne bovina.

Attualmente, ha concluso Duhem, il progetto è in fase di valutazione, e solo verso la fine di quest’anno saranno disponibili ulteriori informazioni.

 

L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 2/2016

L’edicola di Informatore Zootecnico

Carne Sostenibile - Ultima modifica: 2016-02-09T15:30:59+01:00 da Barbara Gamberini

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